Hollywood, la sentenza definisce l’obbligo a risarcire l’ecosistema di Maya Bay in seguito ai gravi danni causati dalle riprese di un film che distrusse l’ambiente: i dettagli
Paradisiaco, questo l’unico aggettivo adattabile al paesaggio incantevole che contraddistingue l’isola di Phi Phi Leh, situata in Thailandia. Un luogo caratteristico, meraviglioso e sperduto, che negli anni è stato una delle mete più selezionate per quanto riguarda le spiagge più ricercate del mondo è Maya Bay. Un’oasi di pace e natura, dal colore del mare smeraldo al verde della natura circostante, senza dimenticare la roccia che contraddistingue l’area dell’arcipelago, immerso nel mare delle Andamane. Proprio per le straordinarie e splendide caratteristiche, questa ambientazione fu selezionata come location per il film distribuito nel 2000 “The Beach“.
Con protagonista l’attore Leonardo Di Caprio, la pellicola ha fatto innamorare intere generazioni grazie al paesaggio che fa da cornice all’avventuroso sviluppo narrativo diretto da Danny Boyle. Il successo del prodotto cinematografico ha favorito nel corso degli anni gran parte del turismo, a tratti selvaggio, riversato sulla particolarissima spiaggia. Ma in molti erano all’oscuro del processo legale che imputava la colpa di danni all’ecosistema di Maya Bay, peggiorato anche dal seguente fenomeno, alla 20th Century Fox: ora la sentenza è stata emessa.
Corre l’anno 2000 quando il film “The Beach” viene distribuito nelle sale cinematografiche internazionali, dividendo la critica ma facendo innamorare gran parte del pubblico. Il merito, oltre all’interpretazione di un giovane Leonardo Di Caprio dall’indiscutibile intensità, va alla splendida location selezionata per girare le riprese, nella meravigliosa spiaggia di Maya Bay, situata in Thailandia. Un luogo incontaminato e naturale, proprio come richiesto dalla trama, avvolto nell’arcipelago dell’isola di Phi Phi Leh, circondato da roccia, verde e dal mare color smeraldo.
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Un paradiso terrestre, che tuttavia per fare da sfondo alla pellicola di produzione hollywoodiana, venne trasformato per diventare consona ad un set cinematografico. Ne conseguì un grave sradicamento di piante, in quanto considerate antiestetiche per la scenografia, sostituite poi temporaneamente da palme, considerate più in linea con una spiaggia tropicale. Oltre all’eliminazione di alberi e cespugli, la produzione livellò la spiaggia, appiattendo le dune naturali, modificando così il prezioso ecosistema. I cespugli che furono rimossi infatti svolgevano un’azione protettiva per l’erosione costiera.
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I mesi che gli arbusti spontanei trascorsero all’interno di serre si rivelarono fatali, così come il tentativo di ricostruire la spiaggia non riportò il paesaggio e l’ecosistema al suo stato iniziale. A questi gravi danni, si aggiunse il già citato turismo selvaggio, che negli anni portò una così grave erosione del territorio, da richiedere una chiusura della spiaggia nel 2018, da poco riaperta al pubblico. Dopo lunghi anni di controversie legali tra la 20th Century Fox e il governo thailandese, la sentenza del processo obbliga la produzione hollywoodiana al risarcimento dei danni per un totale di 273.000 dollari.
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