Gli studiosi hanno chiarito che tutto varia da regione a regione, con differenze anche sostanziali. Ci sarebbero luoghi particolarmente sensibili a questa correlazione fra cambiamenti climatici e aumento di violenza. Per esempio, in Africa, per ogni grado di aumento della temperatura, aumenterebbero del 20% i conflitti civili; negli Stati Uniti, invece, ad ogni grado di incremento delle temperature, si ha un aumento di un punto percentuale nei conflitti interpersonali. I ricercatori sono arrivati alla conclusione che i conflitti potrebbero aumentare maggiormente presso quelle popolazioni che più difficilmente riescono ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Soprattutto in questo senso a risultare significativi appaiono gli eventi meteo devastanti, come le inondazioni, il calore estremo e gli altri fenomeni che potrebbero portare alla scarsità di cibo e di acqua.
Gli esperti, per elaborare queste loro conclusioni, hanno preso in considerazione due gruppi di violenze. Da un lato sono stati esaminati tutti i casi di aggressioni, omicidi, manifestazioni di rabbia per strada, violenza domestica; dall’altro sono stati attenzionati i conflitti civili, le violenze etniche, le invasioni territoriali e le forme di azione che causano instabilità politica. A livello statistico si è visto come ci sia un collegamento da non sottovalutare con le manifestazioni climatiche. I ricercatori hanno rivelato che statisticamente non possono essere ignorati i legami che ci sono fra l’innalzamento delle temperature dovuto all’effetto serra, l’aumento delle precipitazioni e i casi di violenza nel mondo. Ci sarebbe un condizionamento reciproco, che in alcune aree sarebbe particolarmente evidente. Le motivazioni che stanno alla base di questa correlazione sono ancora soggette a degli studi più precisi, per comprendere più a fondo le ragioni che ne stanno alla base.
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