Grazie ai fiori di loto si un nuovo rivoluzionario dispositivo potrà trasformare le emissioni di CO2 in carburante.
Il sacro fiore del Buddhismo e dell’Induismo diventa ispirazione per la realizzazione di un dispositivo rivoluzionario. La suddetta pianta acquatica, meglio conosciuta sotto il nome di fiore di loto, si è trasformata in questi mesi in ispirazione per un importante ricercatore della Florida.
L’UFC (Università della Florida Centrale) ha voluto ora condividere i risultati ottenuti nel portare avanti la nuova ricerca. Quest’ultima, attenendosi al funzionamento del fiore di loto in natura, mira a trasformare nel pratico – grazie a un innovativo dispositivo – le emissioni di CO2 in carburante ecosostenibile.
Le emissioni a impatto zero sono uno degli obiettivi preposti anche in Europa di risposta alle precedenti riunioni dei vertici internazionali, dichiaratisi piuttosto allarmati dalla questione sempre più evidente della crisi climatica.
A tal proposito questo nuovo dispositivo non trasformerebbe soltanto le emissioni di CO2 in positivo, riducendo drasticamente il suo impatto sull’ambiente, ma anche in una risorsa nuovamente utilizzabile per lo stesso fine. Il dispositivo in questione è in grado di introiettare la CO2 dei carburanti seguendo le tipiche dinamiche biologiche del loto grazie all’utilizzo di un elettrodo a bolle spesso utilizzato per la termostabità.
L’illuminazione del ricercatore in Florida è nata dall’osservazione del funzionamento della superficie del loto, ora trasformato – nel processo sperimentale di realizzazione della nuova tecnologia – in un piano di pellicola di idrogeno sul quale posizione del fluoro, in grado di assorbire e trasformare gli elementi chimici deleteri per l’ambiente. Nulla a che vedere dunque con le dinamiche riguardanti la coltivazione dei fiori di loto in vaso quanto con la sua superficie idrofobica applicabile al nuovo dispositivo.
Un altro esempio è dato dalla cospicua e costante raccolta del giacinto d’acqua nelle distese che popolano malauguratamente il Lago Vittoria, in Kenya, da lungo tempo. Spodestare il più possibile questa pianta galleggiante parassitaria nella zona ha permesso – anche in questo caso – ai ricercatori di trasformare tale massa di organismi vegetali in una preziosa fonte energetica.
La creazione di questa biomassa dall’innovativo utilizzo è inoltre un beneficio per gli abitanti non solo per il miglioramento della loro qualità della vita, in virtù della drastica diminuzione della proliferazione di batteri nelle zone limitrofe al lago, ma anche dalla possibilità di utilizzare questa fonte di energia alternativa per svolgere al meglio alcune attività domestiche.
Attività domestiche (come cucinare con della legna, ad esempio, nelle abitazioni di famiglia) ritenute finora molto pericolose – per le loro abituali modalità – dai report della stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
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