Il batterio killer non ha nulla a che fare con l’agricoltura biologica. A sottolinearlo è stata FederBio, la Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica, la quale specifica il fatto che i fattori di rischio collegati alla diffusione dell’Escherichia coli per mezzo dei prodotti ortofrutticoli contaminati non c’entrano nulla con le strategie della coltivazione biologica. Un chiarimento a scanso di equivoci, per non rivolgere accuse inutili e prive di fondamento alla produzione biologica, la quale invece è molto importante per il rispetto dell’ambiente e per la tutela della salute.
La causa del batterio killer è stata scoperta e rintracciata nei fagioli. Ma, prima che si giungesse a questo risultato, sono stati molti i danni economici che gli agricoltori hanno dovuto affrontare a causa della psicosi generalizzata che si era venuta a creare. Il batterio killer, secondo la Coldiretti, ha messo in crisi il settore agroalimentare. Proprio per questo a causa del batterio killer sono stati chiesti a ragione interventi per gli agricoltori da parte delle istituzioni comunitarie.
Gli esperti spiegano che le colture biologiche non sono responsabili della diffusione dell’epidemia. Più che altro il dito va puntato su fattori esterni e verificatisi in modo accidentale, come l’acqua o azioni legate al personale addetto alla produzione dei cibi.
A questo proposito Paolo Carnemolla, presidente di FederBio, fa notare:
I criteri impiegati per la coltivazione di prodotti biologici sono estranei a questo genere di problematiche, che possono invece provenire da agenti esterni, che nulla hanno a che vedere con le norme di produzione biologica e la relativa certificazione.
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