Il batterio killer potrebbe essere un atto di bioterrorismo? È questa l’inquietante ipotesi portata avanti da Maria Rita Gismondo, microbiologa dell’ospedale universitario Sacco di Milano. Naturalmente si parla soltanto di un sospetto, che potrebbe essere lecito, ma non è suffragato da nessuna prova. Che si tratti di un microrganismo sfuggito involontariamente da un laboratorio? Che si tratti di una contaminazione architettata in modo volontario? Non è possibile dirlo con sicurezza e non è opportuno cadere in inutili allarmismi sull’eventuale impatto ambientale che il bioterrorismo potrebbe avere.
In ogni caso la situazione di psicosi collettiva che si è venuta a creare in seguito all’epidemia di Escherichia coli potrebbe far sorgere il dubbio. A questo proposito l’esperta ha fatto presente:
La contaminazione volontaria o l’errore involontario di un ricercatore che maneggia germi per lavoro non va mai esclusa. Sia che si tratti di un virus o di un batterio già noto, sia di un microrganismo mai circolato prima come l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito il nuovo Escherichia coli.
Ormai si è arrivati a delle certezze riguardo all’epidemia di infezioni che ha allertato l’Europa. La causa del batterio killer è stata scoperta e individuata nei fagioli. Tra l’altro, come gli esperti hanno riferito, il batterio killer non ha nulla a che fare con l’agricoltura biologica. Ciò che è certo è che, come ha sottolineato la Coldiretti, il batterio killer ha messo in crisi il settore agroalimentare.
Il sospetto di bioterrorismo in tutto questo contesto ha veramente senso? La domanda resta senza una precisa risposta.