Nel 2011 è stata la volta del declino del nucleare. Molti Paesi in tutto il mondo hanno deciso di abbandonare il ricorso all’energia atomica o quanto meno di ridimensionare il tutto, anche sulla scia della paura diffusa per un eventuale pericolo nucleare, prospettiva che è stata aperta dal disastro avvenuto in Giappone. Riduzioni sul nucleare hanno interessato vari Paesi europei, i quali hanno deciso di optare maggiormente per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili, a partire dalla Svizzera che ha scelto di non autorizzare la costruzione di altre centrali nucleari nel proprio territorio.
Anche da parte della Svezia è stata manifestata la volontà di puntare alla sostenibilità ambientale, mettendo da parte l’energia nucleare. In Italia il governo precedente aveva scelto la strada del nucleare, ma nell’ambito del referendum 2011 sul nucleare ci sono stati risultati decisivi sulla consapevolezza dei nostri connazionali di dire no all’energia atomica.
Più complessa la situazione in Germania, che aveva in passato mostrato la sua adesione alla costruzione di nuovi reattori nucleari e che adesso ha deciso per un abbandono progressivo da compiere entro il 2020.
Anche la Polonia si è schierata con vari organi internazionali a favore delle energie rinnovabili, mentre la Cina, pur non rinunciando completamente agli investimenti sul nucleare, dettati da un notevole fabbisogno energetico, sta puntando molto anche sull’energia solare.
Sta di fatto che il terremoto in Giappone ha segnato l’affermazione del timore per il pericolo nucleare e le reazioni nel mondo sul nucleare in seguito al terremoto in Giappone sono state di certo condizionate dall’assistere ad una situazione drammatica, i cui risvolti si fanno sentire fino ad ora.
Foto di Luigi Rosa