A cura di Gianluca Rini
Per quanto riguarda gli articoli nei quali si suddivide la nuova legge, si affrontano tre punti molto importanti: i rifiuti in Campania, i sacchetti di plastica biodegradabili, i materiali di riporto.
La discussione in Parlamento è terminata con l’approvazione del testo e la successiva trasformazione in legge, ma si discuterà ancora fuori dalle stanze parlamentari, dal momento che ci sono ancora dei punti che a molti non convincono.
In particolare l’articolo 1 comma 2-bis stabilisce infatti che la gestione dei rifiuti della Campania può avvenire in collaborazione con altre regioni. In questo caso sarà la stessa regione esterna, che sarà indicata per ricevere i rifiuti, a dover specificare se intende farlo o meno.
Ma le Regioni, fanno notare alcuni, non possono opporsi più di tanto a queste decisioni, allo stesso modo in cui farebbe lo Stato, e quindi in alcuni casi di potrebbe trattare di vere e proprie scelte obbligate.
Il secondo punto che desta preoccupazione è quello che riguarda lo slittamento del termine per emanare un decreto interministeriale sui parametri di biodegradabilità da tenere in considerazione per i sacchetti di plastica. Il termine è stato spostato dal 31 luglio al 31 dicembre.
Il sì della Camera, ora tocca al Senato
Il decreto ambiente è stato approvato alla Camera con 382 voti. Adesso è passato al Senato, per essere soggetto a discussione ed approvazione entro il 26 marzo. Tutti confidano sul fatto che questo decreto possa diventare un punto di riferimento essenziale per tutte quelle tematiche che si propongono di affrontare il tema della sostenibilità ambientale in maniera adeguata e decisiva. D’altronde non dobbiamo dimenticare che il decreto tocca dei punti molto delicati, come anche quello dei rifiuti in Campania.
Intanto nel corso della discussione alla Camera, la Lega ha approvato un ordine del giorno sui sacchetti di plastica biodegradabili, che il ministro dell’Ambiente Clini ha definito imbarazzante, perché cerca di rifarsi a criteri di biodegradabilità differenti rispetto a quelli stabiliti dall’Unione Europea.
Per ciò che riguarda invece i rifiuti in Campania, il governo avrebbe avuto intenzione di ricorrere a normative urgenti per dare alla regione e agli enti locali della Campania quei compiti che riguardano proprio la gestione dei rifiuti, che per il momento rimangono nelle mani dei commissari straordinari.
Adesso non resta che aspettare che anche il Senato dia il suo parere nei confronti del decreto ambiente, in modo da poter contare su una norma di riferimento, che stabilisca criteri decisi una volta per tutte, senza lasciare spazio ad ambiguità, perché l’ambiente ha bisogno di questo.
Governo battuto alla Camera
Il governo è stato battuto alla Camera dei Deputati relativamente ad un punto del decreto ambiente. Contro l’ordine del giorno di Claudio D’Amico è arrivata soltanto la votazione del Pd. Secondo il punto della Lega messo ai voti, il governo deve mettere in atto con urgenza delle norme ben specifiche per mettere in atto la commercializzazione dei sacchetti biodegradabili e dei sacchetti “realizzati con qualunque altro materiale purché biodegradabili”. Il testo è stato approvato con 221 sì, 201 no e 83 astenuti.
Si attende nel corso della giornata di oggi il voto finale sul decreto ambiente. Nella serata di ieri è stata data la fiducia al provvedimento che riguarda anche i rifiuti in Campania, ma non sono mancati scontri e polemiche sulla questione tra i parlamentari. Nonostante i 458 sì e gli 80 no al decreto, sono in parecchi ad andare contro il decreto, sia da parte della Lega che per quanto riguarda Pd e Pdl.
Non si può dire che un Decreto Ambiente non serva. Il problema è capire quali sono le modalità esatte con cui i criteri per la tutela ambientale vengono stabiliti. Sono stati chiamati in causa gli esperti sulla questione? Sono stati sentiti i pareri delle associazioni ambientaliste? Si è tenuto davvero conto dell’obiettivo di difendere l’ecosistema a tutti i costi? Sono questi ed altri gli interrogativi che sorgono, ma, finché si rimarrà bloccati dalle disposizioni burocratiche, ci saranno sempre ostacoli insormontabili.
Il decreto nel suo primo articolo si interessa in particolare della questione rifiuti nella regione Campania.
Rifiuti in Campania
Secondo quanto prevede il comma 2-bis del primo articolo, se venisse approvato con le modifiche previste, i rifiuti della Campania potranno essere smaltiti all’esterno della regione stessa soltanto se viene effettuata una vera e propria intesa con la regione interessata.
Questo, mentre per alcuni semplifica ulteriormente le procedure, per altri si traduce in un modo per facilitare nella sostanza le decisioni da prendere, anche contro la volontà della regione interessata dall’eventuale smaltimento dei rifiuti provenienti dalla Campania, dal momento che per una regione sarebbe molto difficile opporsi.
Infatti fino a questo momento era il governo ad agire, prendendo la decisione all’interno della Conferenza Stato-Regioni, con accordi interregionali. Secondo il parlamentare campano del Pdl Paolo Russo, il provvedimento del decreto ambiente voleva essere un modo per “dare una mano alle criticità“. Ma le modifiche non lo convincono, perché sono da egli ritenute soltanto “merce di scambio per la Lega“.
Tutto questo, secondo il parlamentare campano, non farebbe altro che rendere ancora più complicato il lavoro. Secondo Edomondo Cirielli, presidente della provincia di Salerno, e Luigi Cesaro, altri deputati del Pdl, queste regole potrebbero addirittura provocare una nuova emergenza rifiuti per la Campania.
Neanche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris è d’accordo con il provvedimento, sostenendo che si tratta di “un provvedimento contro la Campania e contro Napoli“. Poi però si mostra fiducioso, sostenendo di aver “rappresentato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano viva preoccupazione“.
Vista da un punto prettamente ambientalista è impossibile pensare che la salvaguardia dell’ambiente possa essere sottoposta ad intese differenti fra le Regioni. Si creerebbe il rischio di imbrigliare la questione in un sistema di leggi e di accordi, che, avvolti nell’involucro della burocrazia, potrebbero far perdere di vista il punto centrale del problema: un’adeguata gestione dei rifiuti in nome della sostenibilità ambientale. Se un decreto legislativo è necessario, si deve tenere presente il principio di semplificare in nome della tutela ambientale.
Bioshopper
Il secondo punto del decreto è relativo ai sacchetti biodegradabili. La Commissione Ambiente alla Camera ha infatti esaminato la proposta del provvedimento e ha spostato al 31 dicembre 2012 il tempo limite relativo all’emanazione del decreto relativo ai parametri di biodegradabilità. E’ opportuno infatti ricordare che non tutti i sacchetti permessi per legge in Italia possono essere trattati con il compostaggio.
Si tratta in particolare di sacchetti fatti con degli additivi, i quali escludono la possibilità che i sacchetti possano finire nel compost, dal momento che non soddisfano i criteri stabiliti dall’Unione Europea relativamente alla biodegradabilità.
Viene spostato quindi il divieto di commercializzare dei sacchetti non conformi agli standard di sei mesi. Continuano comunque a circolare sacchetti realizzati con plastica tradizionale, ma le norme prevedono la necessità che si tratti di sacchetti riutilizzabili. In questo caso si parla ad esempio di sacchetti utilizzati in tipi particolari di negozi, come quelli di abbigliamento.
La questione dei sacchetti biodegradabili è stata molto complessa fin dall’inizio, perché tutto è diventato parecchio complicato, visto che fin dall’inizio è stato tutto un continuo rimandare fra disposizioni che non hanno fatto altro che accrescere la confusione.
Poco è stato fatto anche sul fronte dei controlli e intanto continuano a circolare i sacchetti di plastica biodegradabili che non rispettano il principio della conservazione ambientale. Occorrerebbe essere proprio più chiari su questo punto.
Materiali da riporto
I materiali da riporto sono un insieme di materia di origine antropica e proveniente dal terreno che si sono compattati nel corso del tempo con il terreno, successivamente a numerose stratificazioni, anche in profondità nel suolo. Si tratta di materiali che, rimodellandosi e stratificandosi, hanno portato alla creazione di una vera e propria integrazione con il terreno.
Si discute nello specifico di come debbano essere considerate le matrici materiali da riporto. Sembra infatti che tutte le materie di questo genere possano essere considerate dei sottoprodotti ed essere riutilizzate per altri scopi.
Il riciclo dei materiali da riporto è molto importante, perché riciclare significa riutilizzare, diminuire quindi la produzione dei rifiuti e non disperdere nell’ambiente. Il riutilizzo è essenziale per la difesa dell’ambiente, ma anche su questo punto occorre essere precisi e dettagliati per non lasciare nulla al caso ed evitare conseguenze in termini di impatto ambientale.
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