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Il disastro di Tauranga, il più grave in tutta la storia della Nuova Zelanda

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Una nave da trasporto merci, compresi dei carburanti, si è incagliata al largo della Nuova Zelanda, provocando lo sversamento di materiale tossici nell’acqua.

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Mv Rena spezzata in due (Screenshot ilsole24ore.com – Canva) – Ecoo.it

Era il 2011, ma in Nuova Zelanda a 12 anni di distanza ancora si sentono le conseguenze del peggior disastro petrolifero che abbia investito la nazione. Le conseguenze furono devastanti per l’ecosistema marittimo della zona, e l’emergenza arrivo fino alle coste, al punto che le autorità interdirono l’accesso alla spiaggia, per timore della contaminazione con i carburanti inquinanti e anche per paura che gli spiaggianti potessero recuperare degli oggetti o alimenti, quali il latte in polvere, che alla fine sarebbero stati dannosi per il loro organismo.

A peggiorare la situazione il fatto che la Nuova Zelanda è uno dei paesi più verdi di tutto il mondo. Dunque con una grande vastità di flora e fauna pressoché incontaminata. Un incidente petrolifero di questo tipo ha inquinato e contaminato irreversibilmente numerose specie, creando dei danni senza precedenti all’ecosistema locale.

La ricostruzione dell’incidente

Era mercoledì 5 ottobre 2011, alle 2:20 di ora locale quando la nave MV Rena, che viaggiava ad una velocità di 17 nodi, fece una manovra errata. In conseguenza alla quale rimase incagliata nella scogliera di Astrolabio, al largo della costa di Tauranga. Nessuna vittima tra le persone presenti sul sulla nave, ma danni senza precedenti per l’ecologia locale.

MV Rena incagliata (Foto da Wikipedia – Canva) – Ecoo.it

La MV Rena, era una nave container che trasportava diversi prodotti, da quelli alimentari al carburanti, tra cui il petrolio. Nello specifico quando avvenne l’incidente, trasportava 1.368 container. Otto di questi contenevano del materiale inquinante. 1.700 tonnellate di olio combustibile pesante, e 200 tonnellate di gasolio marino. In seguito all’incagliamento della nave, essa iniziò a subire un’inclinazione di 11 gradi, e piano piano la macchia di petrolio e iniziò ad espandersi nell’acqua. La nave rimase incagliata, e il maltempo continuò ad inclinare la nave fino a sommergerla quasi completamente, durante i forti venti che ci furono nella notte tra l’11 e il 12 ottobre.

Le conseguenze dell’incidente

Botti di petrolio (Foto da Pixabay) – Ecoo.it

Alcuni avvistamenti, quali un carico che iniziò nel mare ad emettere fumo nero, fecero sospettare che ci fosse una reazione chimica in atto, e che si potesse disperdere nell’aria. Probabilmente non è stato un caso che alcuni residenti manifestarono sintomi quali vomito, nausea ed eruzioni cutanee. Dopo qualche giorno la nave si spezzò in due definitivamente ed era tenuta al di sopra del livello dell’acqua soltanto dalla scogliera.

Il comandante ed il primo ufficiale sono stati condannati a una pena pecuniaria e penale.  Nonostante la compagnia proprietaria della nave si caricò di tutte le spese per il recupero del carburante in acqua, e per la messa in sicurezza della spiaggia, sono sorte numerose polemiche in seguito ai ritardi e l’inefficienza della marittima nuovo zelandese, accusata di non aver risposto prontamente la situazione di pericolo. La nave si spezzò definitivamente in due e altri 150 container finirono nel mare. I danni sull’ecosistema non sono ancora stati completamente stimati.

Giulia Borraccino

Sono nata e cresciuta a Roma. Laureata in Comunicazione con specializzazione in semiotica testuale, nel tempo mi sono appassionata all'approfondimento dei temi ambientalisti ed al giornalismo d'inchiesta. Amo l'arte in tutte le sue sfaccettature.

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