In Africa a sud del Deserto del Sahara si sta attuando una delle opere ecologiche più imponenti mai realizzate nel continente africano e al mondo, l’obiettivo è cercare di contrastare l’espansione del Deserto del Sahara che si sta espandendo a discapito dei territori umidi.
Questo è solo uno dei luoghi in cui è particolarmente evidente e preoccupante il tasso di desertificazione e una delle principali cause è da ricercare nel cambiamento climatico a cui stiamo assistendo negli ultimi decenni.
Gli impatti del cambiamento climatico sui sistemi naturali sono ormai evidenti da molto tempo ed una delle conseguenze di questi cambiamenti è la desertificazione dei suoli.
I cambiamenti climatici hanno un sostanziale impatto sulla desertificazione: negli ultimi anni è aumentato il numero di giorni secchi e, soprattutto, i periodi in cui non piove sono sempre più lunghi, sono in un aumento gli eventi piovosi di breve durata ma molto intensi e infine l’aumento medio della temperatura, che causa un aumento dell’evapotraspirazione, da cui deriva una minore disponibilità di umidità per le piante.
La desertificazione è un fenomeno che si sta verificando a livello mondiale, riguarda infatti più di 100 paesi, 2,6 miliardi di persone e mette a rischio la sopravvivenza di circa un miliardo di persone.
La lotta alla desertificazione richiede la messa in atto di una serie di azioni sia a livello locale, sia a livello internazionale; è importante agire il prima possibile per contrastare questo fenomeno irreversibile.
Una delle aree più interessate al processo di desertificazione è l’Africa sub-Sahariana, qui il Deserto del Sahara si sta espandendo verso sud, inglobando territori che un tempo erano umidi e fertili.
I motivi dell’avanzamento del Deserto del Sahara sono molteplici; il naturale spostamento delle dune di sabbia sospinte dal vento va a sommarsi ad una serie di azioni dell’uomo come il disboscamento delle foreste, alcune colture che impoveriscono il terreno che non viene adeguatamente riportato a una condizione ottimale ma bensì viene abbandonato e, ovviamente, il cambiamento climatico.
Per contrastare questo processo di desertificazione, che metterebbe a rischio la sopravvivenza non solo di molte persone, ma anche e soprattutto, di diverse specie di animali, di piante e arbusti, è stato studiato un progetto molto ambizioso: il Grande Muro Verde.
Il Grande Muro Verde è un progetto molto ambizioso che prevede la realizzazione di una barriera verde che costeggia il confine meridionale del Deserto di Sahara; una cintura vegetata per contrastare la desertificazione.
Questo progetto ambisce, da un lato, a trovare una soluzione all’avanzamento del Deserto, che sta rendendo sempre più arida la zona del Sahel, un’area che è già una delle più aride e povere della terra; e dall’altro di creare nuove opportunità di lavoro, offrire una maggiore certezza di approvvigionamento alimentare agli abitanti di quest’area e rigenerare milioni di ettari di terreno degradato e sfruttato.
Il progetto ha l’obiettivo di ripristinare 50 milioni di ettari di terreno, di fornire sicurezza alimentare a 20 milioni di persone, di creare centinaia di migliaia di posti di lavoro e di assorbire 250 milioni di tonnellate di carbonio grazie al processo di fotosintesi clorofilliana delle piante.
Il progetto del Muro Verde, una immensa fascia vegetata che ha l’obiettivo di contrastare l’avanzata del Deserto del Sahara, è un progetto molto ambizioso che coinvolge 21 nazioni: Tunisia, Egitto, Gambia, Libia, Somalia, Capo Verde, Benin, Algeria, Sudan, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Mali, Ghana, Ethiopia, Eritrea, Ciad, Cameroon, Burkina Faso e Djibuti ; un territorio di 50 milioni di ettari e 20 milioni persone che vivono in queste aree ed è un’opera da cui trarrà benefici anche il resto del continente africano e il mondo intero.
Quest’opera colossale è stata avviata nel 2007 e, inizialmente, prevedeva la realizzazione di una barriera vegetata larga 15 km e lunga oltre 7.600 km, ossia lungo tutto il confine sud del Sahara; il completamento di questa opera colossale è previsto entro il 2030.
Durante i primi anni, in cui si è iniziato ad attuare il progetto, sono state aggiunte una serie di attività a livello locale, studiate per soddisfare diverse esigenze e per risolvere alcune problematiche; questo ha portato alla creazione di un mosaico di interventi che avranno un effetto positivo ancora superiore per le regioni coinvolte dal progetto.
L’aggiunta e l’attuazione di altri progetti è resa possibile grazie a una serie di sponsor internazionali che hanno compreso l’importanza di questa opera e hanno deciso, da un lato di finanziare la sua realizzazione e, dall’altro, di apportare competenze specifiche e tecniche, utili per assicurare il successo del progetto.
La realizzazione del Muro Verde non è semplice e gli intoppi e le battute di arresto non sono mancate ma, grazie alla collaborazione di molti attori e di molteplici competenze, si è lavorato per risolvere tutte le problematiche.
Ad esempio si è analizzato che, durante una precedente iniziativa simile attuata nella regione del Sahel, l’80% degli alberi è morto entro due mesi da quando erano stati piantati poiché, essendo una zona semiarida, vi era carenza di acqua, inoltre il terreno non era stato adeguatamente protetto; studiando gli errori che erano stati fatti si è riusciti a trovare una soluzione studiando e adottando una tecnica tradizionale praticata da diversi secoli dai contadini del Niger.
Questa antica tecnica prevede la realizzazione di una sorta di buca a forma di mezzaluna che aiuta ad immagazzinare l’acqua che poi può essere assorbita dalla pianta quando c’è siccità; questo metodo, estremamente economico, ha portato risultati incredibili, permettendo di ripristinare circa 5 milioni di ettari di terreno con un investimento di soli 20 dollari per ettaro.
I risultati raggiunti con il progetto del Muro Verde ad oggi:
Secondo i dati pubblicati dalle Nazioni Unite nel 2019 i risultati che sono già stati raggiungi in questi anni di lavoro sono eccezionali:
La FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, sta portando avanti numerosi progetti nei paesi più poveri e problematici di quest’area dell’Africa come il Burkina Faso, il Mali e il Sudan; qui è stata attuata la rigenerazione di ampi territori, utilizzando tecniche di conservazione dell’acqua e colture autoctone; in questi casi non è stato necessario piantare nuova vegetazione, ma è stato sufficiente aiutare la naturale rigenerazione del terreno, insegnando alle popolazioni locali quali attività svolgere e quali invece evitare.
Il progetto del Muro Verde si è quindi evoluto, passando dall’essere solamente un progetto di silvicoltura, a un programma per la gestione sostenibile di terra e acqua e per la gestione del capitale umano; l’ambizione rimane la stessa ma le attività sono cambiate e il progetto è diventato più ampio.
Le Nazioni Unite hanno anche lanciato una campagna di sensibilizzazione pubblica chiamata “crescere una meraviglia del mondo” con lo scopo di aumentare la consapevolezza globale dell’iniziativa.
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