La grande distribuzione resta nell’occhio del ciclone per alcuni comportamenti che non rispetterebbero la salute degli animali.
Il prezzo del basso costo potrebbe essere ben più alto di quello che immaginiamo, questa è la verità che si nasconde dietro il consumismo moderno, sempre più radicato e che guarda ai guadagni prima di ogni altra cosa.
Anche se al riguardo l’Europa sta tentando di fare molto, con leggi che regolamentano gli allevamenti intensivi in modo che questi possano garantire una vita degna agli animali, sicuramente molto altro va ancora fatto e la testimonianza è appena arrivata.
La denuncia parte dall’associazione Essere Animali che ha fatto luce sulla condizione degli allevamenti di polli che forniscono grandi supermercati tra cui anche Lidl, una situazione imbarazzante che ha origine in Germania ed in cui la dignità degli animali viene letteralmente calpestata in favore del ricavo.
Ancora sotto accusa i fornitori Lidl, allevamenti intensivi e grande distribuzione
Non è la prima volta che i fornitori della Lidl finiscono sotto accusa per via delle pratiche diffuse nei loro allevamenti. Un anno fa fu una ONG spagnola ad allertare i consumatori riguardo la situazione, ma dopo oltre un anno nulla sembra cambiato e lo scenario apre ancor più apocalittico.
Gli spazi stretti sono solo l’ultimo dei problemi di questi allevamenti in cui animali morti finiscono per restare per giorni al fianco di quello vivi, favorendo la proliferazione di malattie e scene ancor più crude. Non è raro assistere ad atti di cannibalismo in questi allevamenti oltre che scorgere animali deformi a causa dell’accrescimento troppo rapido al quale sono sottoposti.
Sotto denuncia anche gli operatori degli allevamenti che non esistano a farsi strada tra gli animali a suo di calci. La richiesta delle associazioni è quella che la Lidl non chiuda gli occhi di fronte a tutto questo e si decida a firmare l‘European Chicken Commitment, rinnovando dunque gli standard di benessere degli allevamenti dei suoi fornitori, proibendo le pratiche più disumane in favore di una qualità di vita superiore degli animali comunque destinati al macello.
Ma perché proprio la Lidl è finita sotto i riflettori? La spiegazione è semplice, questa catena di supermercati con oltre 700 punti vendita in Italia e presenti in oltre 31 paesi del mondo, infatti, ha un evidentissimo potere di contribuire in maniera radicale nel cambiare la situazione di centinaia di allevamenti intensivi, migliorando non solo la vita di questi animali ma anche la qualità del prodotto offerto al consumatore.
Le atrocità negli allevamenti non possono continuare
Continuare su questa strada infatti, potrebbe significare un grosso danno anche per l’azienda stessa che pare perdere sempre più la fiducia dei consumatori che vengono messi al corrente dei fatti. Da questo canto, infatti, le differenze più sostanziali può farle proprio il consumatore stesso, scegliendo di mangiare solo animali allevati in modo etico.
L’appello di Essere Animali – protagonista anche di una clamorosa protesta – è comunque molto diretto, ma per ora la catena di supermercati non sembra ancora aver risposto, la grande distribuzione sembra comunque avere in mano questa responsabilità importante, non solo sulla vita degli animali quanto verso i suoi consumatori.
In attesa che una risposta chiara arrivi quanto prima, dovremmo forse osservare in maniera più profonda un po’ tutti quello che si nasconde dietro ciò che mangiamo, spronando le aziende ad abbandonare modelli di business obsoleti ed i consumatori a considerare il vero costo di ciò che mangiamo.