Il relitto si trova ancora in fondo al Mediterraneo, al largo nella costa ligure. L’incidente ha causato cinque vittime ed un disastro ambientale.
I carichi di trasporto di materiali esplosivi o altamente inquinanti sono una bomba ad orologeria a cielo aperto. Possono provocare un’esplosione o anche il solo sversamento in mare determina danni senza precedenti e difficilmente arginabili. Nonostante dopo l’incidente della petroliera Haven numerosi volontari abbiano installato delle barriere per evitare che il greggio raggiungesse la spiaggia e la costa, lo scirocco di quei giorni è riuscito ad abbattere le barriere e contrastare l’impedimento al disastro ambientale.
È stato il più grave disastro ecologico nel Mar Mediterraneo. La conseguenza è che 90mila tonnellate di petrolio greggio sono bruciate durante l’incidente. L’imbarcazione in totale ne conteneva 144mila tonnellate, più mille di altri combustibile. Una quantità stimata intorno alle 10mila – 50mila tonnellate è depositata in fondo al mare, insieme al relitto della Haven. È l’unico visitabile durante escursioni subacquee. Si trova tra i -36 ed i -54 metri al di sotto del livello del mare. Nel 2001 sono stati tentati interventi di bonifica del relitto, ma l’unica cosa che si riesce a fare per il momento è il monitoraggio e la manutenzione.
In questo caso oltre alla gravità dell’incidente navale si somma il disastro ambientale, e qualcuno direbbe, anche quello economico. Era l’11 aprile 1991. Intorno alle 12:30, durante un’operazione di travaso del greggio si verificò un’esplosione, probabilmente a causa del malfunzionamento di una pompa. Questo primo scoppio fece saltare 100 metri di imbarcazione, la quale si spostò al largo di Genova raggiungendo il mare vicino a Voltri, un quartiere periferico di Genova.
La parte che si era staccata in seguito all’esplosione scese a 470 metri di profondità. La nave continuava a bruciare, ed arrivò in direzione di Savona. Da lì fu traghettata tra Cogoleto ed Arenzano. A due giorni dalla prima esplosione ne seguirono delle altre. Quelle della mattina del 13 aprile scossero profondamente la Haven. Nel frattempo le operazioni di soccorso erano impegnate nel contenere il disastro ambientale e la diffusione del greggio e del fumo. Fortunatamente, prima dell’inabissamento della nave, la brezza era leggera ed il fumo nero del petrolio in combustione non raggiunse gli abitanti della costa.
Dopo che tutte le operazioni di soccorso furono effettuate, e le manovre militari riuscirono ad evitare una contaminazione grave, 14 aprile, tre giorni dopo l’incidente, la nave subì la sua ultima esplosione, che la fece inabissare definitivamente al largo di Arenzano. Il fondale è profondo circa 80 metri. Oltre al disastro ambientale, che senza dubbio scosse profondamente l’habitat e l’ecosistema di quella parte del Mediterraneo, nell’incidente morirono 5 persone. Quattro uomini del personale di bordo ed il comandante della nave.
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