È scaduto oggi l’ultimatum che la Procura aveva dato ai custodi dell’Ilva di Taranto, chiedendo lo spegnimento degli impianti per fermare il problema dell’inquinamento dello stabilimento. I dirigenti dell’Ilva avevano risposto all’ultimatum dichiarando che l’altoforno 1 e le batterie collegate sarebbero state chiuse a partire del primo dicembre. Anche la situazione dei 942 operai che avrebbero rischiato il posto di lavoro era stata chiarita perché tutti quanti saranno ricollocati nella fabbrica stessa, in altri settori. Non è abbastanza per garantire la sicurezza lavorativa del futuro per tutti i dipendenti dello stabilimento. Non vi saranno denunce alla Procura per omissioni, in quanto l’azienda è riuscita a dare un segnale di impegno, promettendo di seguire le direttive dei custodi giudiziali che chiedono l’avvio per le operazioni di spegnimento.
Rimane da chiarire la situazione per l’altoforno 5 per cui è stato chiesta la chiusura immediata, subito dopo l’altoforno 1 e i dirigenti che avrebbero affidato alla società Paul Wurth il compito di pianificare lo stop e il rifacimento dell’altoforno entro fine 2015. Decisione, quest’ultima, che non soddisfa i sindacati, i quali hanno sottolineato a Ferrante il fatto che 2 anni siano troppi per la chiusura dell’altoforno. Ciò potrebbe comportare un intervento della Procura sebbene i dirigenti dell’Ilva hanno dichiarato che si potrà parlare di tempistiche effettive solo dopo la notifica da parte di Paul Wurth.
Stranamente a quelle che erano le aspettative questa settimana sembra trascorrere in un clima tranquillo, senza scioperi od occupazioni da parte dei lavoratori.
LP
[secgalleria id=”1419″]
Altoforno 1 chiuso entro dicembre. I 942 operai in esubero saranno ricollocati
Continuano gli aggiornamenti sulla vicenda Ilva. Stando alle ultime notizie, l’altoforno 1 sarà spento entro la fine di novembre e l’incarico sarebbe stato assegnato alla società Paul Wurth, che si occuperà anche del progetto per la ricostruzione. Ad annunciarlo sarebbe stato Adolfo Buffo, direttore dello stabilimento di Taranto, durante un incontro con la stampa. Insieme all’altiforni, le batterie 5 e 6 del reparto cokeria, saranno disattivate. La decisione era già in programma da tempo nelle procedure intraprese dall’Ilva stessa.
La disattivazione dell’altoforno e la chiusura delle batterie 5-6 comporterebbe l’esubero di 942 unità lavorative che però saranno ricollocate o impiegate in modo differente nello stabilimento di Taranto, secondo quanto rassicurato dal presidente Bruno Ferrante. Bisognerà attendere ancora, invece, per l’altoforno 5, il più grande presente in Europa. Nonostante lo stop immediato di alcuni giorni fa da parte dei custodi giudiziari, il direttore Buffo ha dichiarato di aver affidato alla società Wurth l’incarico di pianificare il suo spegnimento, dopo che i suoi costruttori della Nippon Steel, forniranno i programmi. Stando a quanto si apprende dai programmi lo spegnimento dell’altoforno avverrà il primo luglio 2015 e si concluderà il 31 dicembre dello stesso anno. I custodi giudiziari, invece, rimangono dell’idea che l’altoforno venga fermato immediatamente, entro 5 giorni.
LP
“Tutto spento entro 5 giorni”
Sembrano essere giunte al termine le trattative in corso per salvare in Ilva, dopo che ieri sera è stato notificato e decretato lo spegnimento degli altiforni 1 e 5, la dimissione e la bonifica dell’altoforno 3, il fermo di 7 batterie dello stabilimento e altri interventi all’interno del reparto acciaieria. La notifica è stata comunicata ieri sera ai custodi e al presidente del Consiglio di Amministrazione dello stabilimento di Taranto, Bruno Ferrante.
Una risposta definitiva, dunque, quella della Procura di Taranto, alle segnalazioni dei custodi tecnici. Ci si potrebbe aspettare una dura battaglia, soprattutto da parte dell’azienda stessa, visto che i costi per lo spegnimento e la riattivazione degli altiforni è molto alto, al pari, se non più, di quelli previsti per lo bonifiche del territorio.
Il messaggio sembrerebbe abbastanza chiaro: se non sarà l’Ilva a spegnere i forni entro i giorni stabiliti, sarà una ditta esterna incaricata a farlo, con la gravante che in tal caso i dirigenti dell’azienda dovranno darne spiegazione in tribunale.
Il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, è intervenuto nella questione specificando che la chiusura dell’acciaieria sarebbe impossibile entro 5 giorni, nonostante i termini immediati richiesti dal provvedimento:
“Lo spegnimento non si può fare in cinque giorni perché si tratta di un impianto molto complesso, tant’è che la procura chiede l’avvio dei processi”.
LP
Produzione dimezzata a favore dell’ambiente
Per l’Ilva di Taranto la nuova autorizzazione integrata ambientale ha stabilito il limite di produzione annuale di acciaio. Si tratta di una quantità pari a 8 milioni di tonnellate. Si nota come in effetti ci sia stata una notevole riduzione rispetto alle capacità degli impianti siderurgici dello stabilimento. Per martedì 9 ottobre è prevista una riunione della commissione, in modo da stabilire quali sono le misure che l’azienda deve adottare, in modo da rispettare le leggi europee, le disposizioni regionali e le indicazioni del gip.
Si prenderanno in considerazione anche gli adeguamenti strutturali da portare avanti in maniera rapida. L’autorizzazione integrata ambientale è rivolta principalmente all’area a caldo e ai parchi dello stabilimento siderurgico.
In seguito verranno elaborate delle disposizioni tecniche che riguarderanno anche le discariche, i rifiuti e le acque. E’ stato stabilito inoltre un nuovo cronoprogramma, per le varie fasi di adeguamento dell’industria agli standard per il rispetto dell’ambiente.
Si è deciso che il primo altoforno chiuderà l’1 dicembre. Il Consiglio comunale di Lecce prenderà in considerazione la questione sanitaria, in particolare il problema della mortalità che sarebbe attribuibile alle malattie causate dalle sostanze nocive sprigionate dall’Ilva.
Intanto il giudice del Lavoro di Taranto ha stabilito un risarcimento di più di 250.000 euro a favore della famiglia di un lavoratore della Sifi, l’azienda che si è occupata del rifacimento degli altiforni dell’Ilva. L’operaio è morto per esposizione all’amianto nel 2007.
La produzione dell’Ilva verrà dimezzata, ma forse si potrà fare qualcosa per tutelare l’ambiente e la salute.
GR
Operai intossicati dai cattivi odori
All’Ilva di Taranto si è verificato un incidente, che ha portato all’intossicazione di otto operai che lavorano nel reparto Tubificio 1. Gli operai sono stati colpiti da malore, da una sensazione di nausea e di bruciore allo stomaco. Molto probabilmente il tutto è stato causato da un malfunzionamento del sistema di depurazione delle acque, il quale avrebbe sprigionato dei cattivi odori. Immediatamente è stata informata la Asl di Taranto e nel frattempo crescono le perplessità da parte degli operai che lavorano presso lo stabilimento siderurgico.
Non è infatti la prima volta che si verificano incidenti pericolosi per la salute degli operai. Poco tempo fa due lavoratori sono rimasti ustionati e altri otto sono stati investiti da una nube di sostanze nocive.
Non bisogna dimenticare che una settimana fa gli studenti delle scuole del quartiere Tamburi hanno avvertito gli stessi sintomi che si sono manifestati negli operai.
In quell’occasione le lezioni sono state interrotte, per evitare che gli studenti respirassero sostanze pericolose. Intanto a Taranto si sta organizzando una nuova fiaccolata.
Sono le associazioni ambientaliste a promuovere questa iniziativa per sostenere la magistratura. Gli ambientalisti hanno dichiarato: “La manifestazione non prevede alcuna bandiera politica. Inoltre, il corteo terminerà senza alcun comizio, ma avrà come epilogo un momento solenne, allorquando alcuni ambientalisti, in cima ad un palazzo, srotoleranno un lunghissimo striscione con un messaggio rivolto al ministro dell’ambiente Corrado Clini. In questo momento la città ha bisogno di forza ed unità“.
GR
Scopri come un semplice gesto di pochi minuti, come spostare i mobili dai termosifoni, può…
Quale tipologia di plastica può andare nel microonde? Controlla il simbolo e scopri tutto quello…
I Cantieri della transizione ecologica lanciati da Legambiente fanno tappa in Piemonte: scopriamo di cosa…