Dopo l’incontro tecnico tra l’assessore regionale alla Qualità dell’Ambiente Lorenzo Nicastro con L’arpa Puglia, le Asl territoriali e gli enti locali coinvolti nel caso ILVA, l’atteggiamento dell’amministrazione dello stabilimento non sembra cambiare. La denuncia è proprio quella di Lorenzo Nicastro, come commento sulla riunione di questa mattina. Non vi sarebbe alcun interesse, da parte dell’azienda, verso quelli che sono i problemi della stessa.
Mancanze anche nella documentazione che Ilva avrebbe presentato all’azienda, come spiega in una nota l’assessore Nicastro:
“ha inteso procrastinare ulteriormente persino interventi relativamente semplici come la riduzione dei cumuli dei parchi minerali oltre che, ovviamente, guardarsi bene dal definire un pur necessario cronoprogramma per la copertura dei parchi minerali. Dal punto di vista dei provvedimenti amministrativi le valutazioni tecniche effettuate dal tavolo oggi verranno trasmesse immediatamente al Ministero anche in previsione della convocazione della commissione AIA di domani. È ovvio che diventa complicato parlare di ambientalizzazione e di tutela dei livelli occupazionali senza segnali concreti, senza formali assunzioni di impegni rispetto a precise prescrizioni sulla riduzione delle emissioni convogliate, sulla riduzione dei cumuli, sulla copertura dei parchi, sul contenimento degli inquinanti.”
Intanto continua la protesta degli operai delle ditte di appalto Semat ed Edil Sider, iniziata questa mattina, sul fatto che il paio di ferie finalizzate alla procedura di cassa integrazione ordinaria non include garanzie sul rientro. Si tratterebbe di una comunicazione che aggraverebbe la situazione occupazionale che spinge i lavoratori all’esasperazione in quanto tutti sono monoreddito e impossibilitati a sostenere le proprie famiglie.
LP
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Clini: “Si sta creando pressione sulla popolazione”
L’Ilva di Taranto continua a far parlare, anche a causa della diffusione di alcuni nuovi dati relativi alle percentuali di mortalità per tumori nell’area di Taranto. I Verdi infatti hanno diffuso un documento nel quale si parla di un +12% per quanto riguarda la presenza dei tumori nell’area presa in considerazione, ma il ministro dell’Ambiente Corrado Clini non ci sta e interviene sulla questione, affermando che si tratta di una vera e propria manipolazione di dati incompleti, sui quali non c’è nulla di segreto, ma che non possono essere presi come prova scientifica nello specifico.
Nel corso di un’intervista radiofonica, Clini ha affermato: “L’unica cosa evidente è che si stanno manipolando con grande spregiudicatezza dati incompleti e si sta creando una pressione sulla popolazione e sulle autorità. Non c’è nessuno oggi che può dire che c’è una relazione causa-effetto sulle attività industriali attuali dell’Ilva e lo stato di salute della popolazione“.
Colpisce però il fatto che sia stato rilasciato di recente, proprio pochi giorni fa, un documento che mette in luce i dati sulla mortalità a Taranto in seguito alla perizia richiesta dal gip del Tribunale della città.
In questo studio possiamo leggere che in base ai quartieri di Taranto, la mortalità aumenta dell’8-27% e un aumento si registra per quanto riguarda malattie respiratorie, tumori maligni e malattie cardiovascolari.
Inoltre, con le dovute distinzioni, sembrano emergere tassi più elevati di mortalità per coloro che risiedono nei quartieri più vicini alla zona industriale. Clini intanto ha annunciato di voler querelare il leader dei Verdi, Bonelli, che ha accusato il ministro di nascondere i dati relativi alla mortalità a Taranto.
GR
Niente luce e acqua negli impianti, operai protestano
Dopo la chiusura delle luci e l’interruzione dell’erogazione dell’acqua nei reparti sottoposti a sequestro, decine di lavoratori dello stabilimento di Taranto, avrebbero iniziato a protestare all’interno dei locali. L’agitazione in fabbrica è in continuo aumento, tanto che tra gli stessi operatori si cerca di aumentare la partecipazione alla protesta. È quanto si apprende dalle dichiarazioni del segretario nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli ai sindacati, disconoscendo, totalmente, questa iniziativa. In seguito all’ultima direttiva dei custodi giudiziari che hanno rifiutato il piano di investimenti per il risanamento ambientale, il fermo di alcuni degli impianti sotto sequestro potrebbe avvenire da un giorno all’altro.
Per questo motivo i capi starebbero istigando gli operai alla rivolta contro la magistratura, mentre i sindacati cercano di fornire indicazioni utili su come agire. Un’assemblea con tutti i lavoratori sarebbe necessaria per far partire la vertenza contro l’Ilva, per far si che la smetta con questa guerriglia giudiziaria che non porta a nulla, secondo l’opinione di Donato Stefanelli, segretario provinciale della Fiom Cgil di Taranto.
La resistenza degli operai, dunque, dovrebbe indurre i dirigenti dei piani alti a cambiare idea e trovare i soldi necessari per l’investimento del piano di risanamento.
LP
Investimento di 400 milioni per l’ambiente
Sulla base delle garanzie fornite da società specializzate nel settore, è prevista una riduzione delle polveri del 70 – 90% nel piano di investimenti dell’Ilva presentato alla Procura della Repubblica di Taranto, che Bruno Ferrante, presidente del consiglio di amministrazione, illustra ai sindacati territoriali dei metalmeccanici.
Stando alle parole del presidente, il piano che l’Ilva si impegna a realizzare, da subito, dovrebbe favorire una riduzione delle emissioni di polveri e altri agenti inquinanti. Impegno straordinario, questo, che richiederebbe un investimento ambientale cospicuo, del valore di 400 milioni di euro. L’obiettivo di questi interventi che saranno avviati nei parchi minerali è l’abbattimento delle polveri diffuse prodotte dallo spolveramento dei cumuli di sostanze. La società Paul Wurth, leader mondiale nella realizzazione di impianti siderurgici, avrebbe ricevuto dal cda l’incarico alla costruzione di un sistema per la copertura dei parchi minerali. Ci sarebbero, inoltre, altri interventi già avviati e altri che saranno avviati a breve, come l’impermeabilizzazione dei parchi primari, completamento della barriera frangivento, che potrebbe essere completata entro la fine dell’anno. Altri progetti programmati per partire da metà ottobre, sarebbero la filmatura settimanale dei cumuli, riduzione del 20% della giacenza media dei materiali nei parchi con riduzione dell’altezza dei cumuli e delle superficie esposta all’erosione del vento.
‘l’investimento di 400 milioni di euro costituisce uno degli sforzi per la bonifica e il risanamento più consistenti messi in campo da un’impresa privata, senza il contributo di fondi pubblici” sottolinea Confindustria in una nota.
LP
Ministero dell’Ambiente parte civile al processo di Taranto
È arrivato attraverso twitter l’annuncio che membri delle associazioni ambientaliste e sindacati di Taranto, attendevano da tempo dal ministro Corrado Clini, ovvero che il ministero dell’Ambiente si costituirà parte civile nel processo mirato a individuare responsabilità nell’inquinamento di Taranto.
Sono queste le parole che il ministro Corrado Clini avrebbe scritto e pubblicato in rete attraverso Twitter. Stando ad alcune indiscrezioni di stampa, inoltre, lo studio Sentieri, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, avrebbe registrato nell’area dell’Ilva un eccesso di mortalità del 10 per cento; il giallo dei nuovi dati è subito stato chiarito, tempestivamente, dalle parole del ministro Balduzzi il quale avrebbe spiegato che tali dati saranno resi noti, non prima del 12 ottobre e che le conferme relative a 3 profili devono ancora essere raggiunte:
“La prima è che su un arco di 12 anni c’è una variazione dell’esposizione per alcune patologie. Inoltre stiamo elaborando i risultati di un monitoraggio biologico per valutare una criticità relativa ai prodotti caseari. Infine, saranno presentati i risultati di uno studio nazionale sull’inquinamento dei mitili. Tutti questi dati dovrebbero essere presentati il 12 ottobre”
Tutta l’area a caldo sarà interessata da un piano di interventi di risanamento immediati, stando a quanto depositato dal presidente dell’Ilva Bruno Ferrante alla Procura della Repubblica di Taranto. Sarebbe stata altresì depositata un’istanza per continuare la produzione nell’area sotto sequestro.
LP
Giovane operaio ustionato nello stabilimento ma fuori pericolo
Nella serata di sabato, un giovane operaio ventenne di una ditta d’appalto, Roberto Santoro, è rimasto ustionato all’interno dello stabilimento dell’Ilva di Taranto, dopo essere precipitato all’interno di un canale di scolo profondo un metro. All’interno del canale di scolo si trovava dell’acqua di raffreddamento della cokeria a una temperatura di circa 70 – 80 gradi.
Stando a quanto si apprende da fonti sindacali, il giovane lavoratore, che nella caduta sarebbe rimasto ustionato in diverse parti del corpo, aveva finito il turno di lavoro e stava rientrando verso gli spogliatoi, insieme ad altri colleghi, a bordi di un mezzo dello stabilimento, che viene usato per gli spostamenti tra le diverse aeree. Mentre gli operai erano diretti verso gli spogliatoi, il giovane avrebbe fermato il mezzo per dirigersi e oltrepassare una recinzione, molto probabilmente perché spinto da un bisogno fisico, stando a quanto sostenuto da Mimmo Panarelli, segretario provinciale della Fim Cisl. Non è chiaro, tuttavia, se il ragazzo abbia scavalcato la recinsione o se abbia spostato una paratia dopo aver caricato delle impalcature.
Fatto sta che mentre il giovane stava raggiungendo i colleghi sul mezzo è caduto in una buca, scivolando nel canale di scolo. Immediatamente soccorso e trasportato presso l’ospedale Perrino di Brindisi, il giovane sembrerebbe essere fuori pericolo di vita. I carabinieri e gli ispettori del lavoro avrebbero già avviato le relative indagini per chiarire quanto accaduto e risalire ai possibili responsabili.
Clini: “Ambiente e salute per il risanamento”
Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, riguardo alla vicenda dell’Ilva di Taranto, ha affermato che la situazione potrà essere risolta, se si fa affidamento principalmente su due fattori: la salute e l’ambiente. Il ministro ha spiegato che bisogna puntare ad investire soprattutto in tecnologie più avanzate, per riuscire a raggiungere il doppio obiettivo di provvedere alla tutela della salute e alla salvaguardia dell’ambiente. Allo stesso tempo Clini ha sottolineato la sua consapevolezza sul fatto che l’Ilva si caratterizza per un ruolo industriale da non sottovalutare, in quanto lo stabilimento può essere considerato il più grande centro siderurgico europeo.
L’iniziativa che il nostro Paese deve portare avanti a sostegno dell’Ilva di Taranto è molto importante. Oltre a prestare attenzione alla sostenibilità ambientale, è infatti fondamentale riuscire a salvare l’Ilva, per evitare di cadere in una situazione economica più difficile rispetto a quella attuale.
I più grandi competitor dell’Ilva, anche a livello internazionale, come fa notare il ministro, hanno tutte le ragioni per sperare che il piano a favore dell’Ilva non riesca. Ma Clini è determinato a non lasciare che tutto si risolva in un nulla di fatto.
Ecco perché ha deciso di incontrare i custodi dell’Ilva nominati dalla Procura della Repubblica e di intraprendere un dialogo con le associazioni ambientaliste, per fare tutto il possibile in vista del risanamento ambientale degli impianti. Si spera che il tutto possa essere messo in atto in tempi brevi, anche per limitare i danni determinati da una linea di azione, che fino a questo momento non ha pensato al rispetto dell’ambiente.
GR
I custodi non condividono le proposte sulla sostenibilità ambientale
L’Ilva di Taranto continua ancora a far parlare di sé. L’ultima vicenda della questione è quella che coinvolge i custodi dell’impianto, che hanno deciso di scrivere una lettera a tutti coloro che si occupano del riesame dell’autorizzazione integrata ambientale. Nella lettera viene specificato in maniera evidente come le proposte messe a punto dalla società in sede di riesame non sono state rese note ai custodi. Questi ultimi tra l’altro non le condividono. Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento hanno specificato che il loro mandato consiste nel garantire la sicurezza degli impianti e nell’assicurare il monitoraggio continuo delle emissioni inquinanti.
La situazione diventa sempre più complicata, anche perché la Procura sta portando avanti le procedure per rendere operativo il sequestro. Intanto si è programmato un nuovo confronto tra la Procura e i custodi, per stabilire le misure necessarie alla riduzione dell’inquinamento.
Da parte di tutti c’è l’intenzione di capire che cosa succederà in futuro per l’industria di Taranto. Il fatto stesso che i custodi non accettano gli interventi proposti dall’azienda mette in evidenza come siamo ancora lontani dallo stabilire delle soluzioni condivise, che lo stesso presidente Ferrante ritiene fondamentali per il futuro dello stabilimento.
I custodi insistono che l’atteggiamento autonomo portato avanti dall’Ilva non riesce a coniugarsi con la loro funzione e pertanto chiedono che tutte le procedure in fase di avanzamento siano armonizzate. Il problema consiste principalmente nel riuscire a creare un mix in equilibrio fra tutela occupazionale e sostenibilità ambientale.
GR
Discariche diossina dimenticate dalla procura
Continua senza raggiungere un punto d’approdo la vicenda sul caso Ilva della città di Taranto. In base alle recenti rivelazioni portate al centro dell’attenzione, infatti, lo stabilimento continua a emettere sostanze velenose e tossiche, provenienti non solo dai camini dell’industria siderurgica dell’Ilva ma anche dai rifiuti speciali delle discariche dello stabilimento stesso. E proprio sulle discariche di rifiuti speciali dell’acciaieria tarantina, nella zona di Statte, vigerebbe una gestione di totale anarchia, stando a quanto si apprende dalle dichiarazioni di Vincenzo Conte, esponente dei Verdi. Pertanto l’espositore chiede spiegazioni sul perché ancora non siano state sequestrate anche le discariche insieme allo stabilimento stesso.
“Da sempre operano in una situazione di totale anarchia e in violazione di tutte le prescrizioni, come dimostrano i 4 sequestri compiuti nel tempo dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Lecce. In quel sito, vorrei ricordare, è stato smaltito tutto l’amianto rimosso dai reparti Ilva dal ’92 in poi in quanto dichiarato fuori legge”.
L’amianto di cui si parla nell’intervento è lo stesso che nei giorni di forte vento raggiunge la città di Taranto, sollevandosi dalle discariche. L’opinione pubblica è molto negativa; suddette polveri, infatti, sono considerate più nocive rispetto a quelle che provengono dal parco minerario. Ciononostante pare che nessuno si sia ancora preso l’interesse per verificare la situazione.
LP
Monti: “Non ci siamo dimenticati, serve una strategia complessiva”
Il Presidente del Consiglio Mario Monti è tornato a parlare dell’Ilva di Taranto, spiegando che il Governo non si è dimenticato della città e del problema in questione. Quello di cui c’è bisogno è, secondo Monti, di una strategia complessiva per la situazione che si è venuta a creare. Monti ha spiegato che il Governo si è immedesimato nelle varie facce di questo problema, lo hanno fatto il ministro Passera, il ministro Clini, il ministro Severino, il sottosegretario Catricalà e lo stesso Premier. Secondo Monti si tratta di un problema che diventa una vera e propria “sfida al mondo produttivo moderno“.
In effetti è lo stesso Monti a chiedersi quanto sia stata data attenzione nel corso del tempo all’interfaccia tra lavoro ed ambiente: “E’ possibile la produzione e la produzione di certi beni in piena coerenza con le esigenze ambientali? Sarebbe tragico se dovessimo concludere che due beni fondamentali per un uomo, come il lavoro e l’ambiente che si lascia ai propri figli e che può rovinare la nostra salute nell’oggi, sono incompatibili“.
Monti non ha voluto pronunciarsi sull’eventuale sospensione temporanea della produzione dell’Ilva di Taranto. Il Presidente del Consiglio ha spiegato di non voler entrare nel merito dell’attività svolta in questo senso dai ministri e dalla magistratura.
La strategia complessiva di cui parla Monti dovrebbe essere in grado, secondo una nota diffusa al termine del recente Consiglio dei ministri, di “assicurare un giusto e doveroso equilibrio tra continuità produttiva e sostenibilità ambientale“. Intanto si apprende che il ministro dell’Ambiente Corrado Clini si recherà a Taranto il 14 settembre.
GR
Passera: “La chiusura dello stabilimento sarebbe un disastro sociale”
La chiusura dell’Ilva sarebbe un disastro sociale che tradotto in cifre corrisponderebbe a 8 miliardi all’anno. È quanto afferma il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, al Senato, discutendo sulla questione dell’acciaieria di Taranto e sulla possibile chiusura.: “Un’eventuale chiusura dell’ilva complessivamente determinerebbe un impatto negativo che è stato valutato attorno a oltre 8 miliardi di euro annui, imputabile per circa 6 miliardi alla crescita delle importazioni, per 1,2 al sostegno a reddito e ai minori introiti per l’amministrazione pubblica per circa 500 milioni in termini di minore capacità di spesa per il territorio direttamente interessato”.
Inoltre, l’uscita di scena di uno stabilimento come l’Ilva sarebbe una soddisfazione per i competitor europei e mondiali. Sebbene non possa giustificare il mantenimento di situazioni di rischio ambientale e il rischio per la salute dei lavoratori e i cittadini residenti nelle zone limitrofe, lo stabilimento di Taranto vanterebbe un’alta competizione in Europa.
LP
La priorità alla bonifica e non alla produzione
Prosegue il caso dell’Ilva di Taranto e si entra nella fase operativa, che implica anche uno stop alla produzione, fino a quando gli impianti industriali non saranno in grado di portare avanti il loro lavoro senza emettere sostanze inquinanti. In effetti il Tribunale del Riesame ha confermato ciò che aveva detto il Gip Patrizia Todisco, non mettendo a disposizione dell’azienda la facoltà d’uso. L’obiettivo principale in questo momento rimane quello di badare alla bonifica e al risanamento della fabbrica, seguendo quelle indicazioni precise date dai magistrati inquirenti, che riguardano soprattutto il contenimento delle emissioni.
In ogni caso è stato chiarito che si procederà con molta attenzione, visto che gli impianti dell’Ilva di Taranto si caratterizzano per una certa complessità, ma anche per una loro pericolosità. Il blocco della produzione appare una conseguenza scontata della fase operativa, in cui si cercherà di pensare a rimettere in sesto gli impianti, in modo che non siano più responsabili di inquinamento ambientale.
Si prevede che si partirà agendo sulla prima fase della produzione. Saranno quindi coinvolti i parchi minerali, che determinano uno spargimento delle polveri, le quali raggiungono i quartieri più vicini della città.
Sulla questione è intervenuto il Procuratore Capo della Repubblica Franco Sebastio, il quale ha chiarito: “Lì c’è un problema perché non si può bloccare la produzione. Però non si potranno più scaricare le materie prime. Poi si dovrà vedere come ridurre il materiale che già c’è, con quali sistemi. Non deve arrivare altro materiale. Le montagne di minerali non possono certo restare così perché occorre eliminare lo spolverio“.
La priorità insomma va al risanamento e la Procura su questo punto sta accelerando molto. I magistrati inquirenti infatti hanno chiesto di velocizzare le procedure per ridurre le emissioni nocive, mentre già la produzione è calata al 70% e ritornano le paure di cassa integrazione.
I custodi giudiziari dell’Ilva di Taranto hanno comunque rassicurato gli animi, specificando che, nel momento in cui l’Ilva deciderà di ambientalizzare la fabbrica, tutto il personale sarebbe mantenuto al lavoro e addirittura potrebbero aumentare anche le opportunità occupazionali, visto che per il risanamento c’è bisogno anche di manodopera.
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