Lo scorso mese Legambiente ha pubblicato il suo rapporto Ambiente Italia, nel quale cerca di trarre il punto sull’attuale scenario che contraddistingue il territorio italiano. Uno scenario in fase di rapido deterioramente, valutato che dai dati forniti dall’associazione ambientalista, ogni anno vengono “bruciati” dal cemento circa 10 mila ettari di terreno, metà dei quali in precedenza ricoperti da vegetazione.
Legambiente ha ovviamente commentato tali dati con estrema negatività, sottolineando come l’atteggiamento dei costruttori e degli operatori infrastrutturali sia agevolato dalla frequente mancanza di regole specifiche per la tutela del suolo, con le conseguenze più nocive per l’ambiente e la società.
Per quanto riguarda le singole regioni maggiormente colpite dal fenomeno della cementificazione, non sembrano esserci distinzioni di sorta, visto che tra le aree più in evidenza figurano macro zone del Nord, del Centro e del Meridione. Lombardia, Emilia Romagnia, Friuli Venezia Giulia e Sardegna si giocano tuttavia il primato.
A proposito di Sardegna, pare che nell’Isola il fenomeno sia addirittura più evidente che altrove, probabilmente alimentato dallo sviluppo del settore turistico che, spesso, non guarda in faccia nemmeno i patrimoni naturalistici più apprezzabili.
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