Il Decreto siccità approvato dal Senato gli scorsi giorni, ha introdotto delle misure più snelle per la concessione delle aree destinate al fotovoltaico galleggiante
L’Italia è anche nominata il Paese del sole. Ed è per questo che risulta paradossale quanto sia ancora arretrata in termini di sfruttamento di energia solare come fonte rinnovabile. Ed ancor di più le Regioni che di sole ne hanno in abbondanza. Oltre all’emergenza energetica, in questi giorni, e prima che l’estate si palesi in tutta la sua arsura, le istituzioni e le amministrazioni locali devono integrare strategie per far fronte alla siccità sempre più incalzante. Che durante i mesi più caldi genera decimazione dei raccolti, razionamento dell’acqua sia per la coltivazione che per l’utilizzo umano, e mutamento degli habitat naturali, oltre che purtroppo a ricorrenti roghi.
E le modifiche al decreto siccità, approvate con 75 voti favorevoli, 45 contrari e 5 astensioni, hanno portato il Senato alla firma di un decreto legge “conversioni”, messo in atto per snellire le pratiche di nuove fonti di energia rinnovabile, specialmente quelle relative al fotovoltaico galleggiante.
La produzione di energia grazie all’utilizzo della tecnologia del fotovoltaico, che grazie alle celle solari trasforma la luce in energia, può incontrare diversi problemi. Specialmente quelli dovuti all’occupazione di suolo. Che può compromettere coltivazioni ed in generale essere un problema. E per questo sono stati messi a punto i pannelli agrivoltaici, che sono rialzati dal suolo e consentono di coltivare nello spazio sottostante. Ma anche lo sfruttamento di questi terreni non basta. Ed allora si pensa all’acqua. Con gli impianti fotovoltaici galleggianti. I quali per essere costruiti devono prima ricevere la concessione dello spazio pubblico da parte delle istituzioni. Le riserve idriche sono quasi tutte demaniali, dunque non utilizzabili. È necessaria una concessione.
E le modifiche al decreto siccità, in linea con quanto previsto dal recovery fund, sono proprio finalizzate a ridurre i tempi e la mole burocratica necessaria per le concessioni a ditte che possano sostenere la transizione ecologica. In questo modo dopo che le amministrazioni pubblicano un bando, chi è interessato può proporre la propria offerta per il fotovoltaico galleggiante entro 30 giorni, ed entro i successivi 60 ricevere l’autorizzazione o il diniego, in base alla congruenza dei parametri ambientali presenti nella domanda con quelli standard. Il fotovoltaico galleggiante senza dubbio consente il risparmio del suolo. Tuttavia si deve ricordare che non esiste un costo zero da un punto di vista ambientale. Anche l’acqua del mare contiene un proprio ecosistema, che al di sotto dello strato di superficie potrebbe essere alterato dalla presenza delle grandi chiatte fotovoltaiche galleggianti.
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