L’impollinazione naturale può determinare la qualità di frutta e verdura e la loro durata nel tempo, contribuendo a ridurre lo spreco alimentare.
L’impollinazione può avvenire sia per via naturale che per via artificiale, manualmente o meccanicamente, ma i risultati sono gli stessi in entrambi i casi? Un nuovo studio intitolato Global meta-analysis shows reduced quality of food crops under inadequate animal pollination e pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha dimostrato le differenze tra le due tipologie.
Già dal titolo della ricerca è possibile rispondere alla domanda posta: un’analisi mostra i risultati di una impollinazione naturale inadeguata, con conseguenze rispetto a due aspetti fondamentali dei prodotti, la loro durata dopo il raccolto e il loro aspetto. Tali elementi risultano fondamentali da un punto di vista economico, sia perché da una parte un aspetto migliore del frutto e dimensioni maggiori invogliano di più gli acquirenti, sia perché la loro durabilità nel tempo contribuisce a ridurre gli sprechi alimentari.
In particolare i ricercatori Elena Gazzea e Lorenzo Marini dell’Università di Padova hanno comparato i dati provenienti da 190 studi indipendenti, condotti su 48 colture diverse e in altrettanti Paesi del mondo, mettendo a confronto parametri quali forma, dimensione, aspetto, sapore e proprietà nutritive tra prodotti derivati da impollinazione naturale e prodotti derivati da impollinazione artificiale. Le differenze maggiori sono state riscontrate nel 23% dei parametri, in particolare forma, dimensione e durabilità. Le proprietà nutritive e il sapore, invece, sono risultati indipendenti dal tipo di impollinazione.
“La produzione di frutta e verdura che devia dalla normalità come conseguenza di un’impollinazione non ottimale ha delle ripercussioni su tutta la catena di produzione agricola, dal reddito degli agricoltori alla decisione del consumatore di acquistare o meno il prodotto“, ha dunque spiegato Lorenzo Marini. Eppure la relazione che intercorre tra impollinazione naturale e spreco alimentare non è evidente: in questo senso bisogna considerare che la vendita di prodotti agroalimentari si basa su standard estetici ben radicati. Un prodotto che ha un aspetto peggiore rispetto a un altro, infatti, tenderà a rimanere sugli scaffali dei supermercati, contribuendo allo spreco di risorse.
Soprattutto a causa del cambiamento climatico dovuto all’attività dell’uomo, numerose specie vegetali e animali stanno scomparendo o si trovano a rischio di estinzione. Tra queste anche molte specie di impollinatori, che risultano fondamentali in natura: api e bombi ne sono esempio. Preservare la biodiversità risulta dunque sempre più importante
Dei nuovi legami tra la "carne finta" e gli stati di depressione sono emersi a…
Quante volte abbiamo mangiato i datteri a Natale? Dopo un pranzo abbondante, spesso accompagnano dolci,…
Indossi il cappello con il pon pon? In pochi sanno che potrebbe essere legato a…