Tutt’oggi è considerata la più grande strage verificatasi a Torino dalla Seconda Guerra Mondiale: l’incendio del Cinema Statuto di Torino del 13 Febbraio 1983 portò via con sé un numero immane di vite.
Contestualizziamo l’accaduto: il cinema Statuto di Torino era localizzato presso la via Cibrario al numero civico 16 nel quartiere di San Donato. Era struttura abbastanza grande in quanto aveva una capienza massina di circa 1200 posti a sedere. Poco tempo prima del disastro, la sala era stata ristrutturata ed aveva passato ottimamente le verifiche relative alle normative di sicurezza vigenti a quei tempi.
Fortunatamente quella sera del 13 Febbraio 1983 c’era pochissima affluenza in sala. Ciò era causato da diversi motivi: innanzitutto in quel pomeriggio si stava abbattendo una violenta nevicata sulla città piemontese. In secondo luogo, la programmazione prevista per quella sera era il film “La capra” interpretato nei ruoli chiave da Danny Glover e Martin Short. La pellicola in questione era alla tredicesima settimana di programmazione e dunque non vedeva coinvolte una molteplicità ingente di persone.
Incendio del Cinema Statuto di Torino del 13 Febbraio 1983: la cronologia dei fatti
Il film iniziò alle 17:55. I primi venti minuti di visione scorsero in maniera assolutamente normale. Quando l’orologio però toccò le 18:15, i presenti sentirono un rumore sordo molto simile all’accensione di una stufa. Subito successivamente si manifestò dinnanzi ai loro occhi un’improvvisa fiammata. Essa, probabilmente causata da un corto circuito del sistema elettrico, provocò la caduta di un panneggio infiammato. Quest’ultimo incendiò le poltrone delle ultime file rendendo impossibile l’uscita dalla sala.
In pochissimi riuscirono a sfuggire al disastro, avvertendo il personale della biglietteria dell’imminente pericolo. Intanto nella sala si alzò un fumo densissimo mentre le fiamme si propagavano sempre più. Quando sul posto sopraggiunsero le autorità competenti, per gli spettatori non ci fu più nulla da fare. La galleria cinematografica si era trasformata in una sorta di camera a gas, soffocando uomini e donne in poco più di un minuto.
Vittime e conseguenze
Il disastro fece registrare 64 morti in totale, di cui 31 uomini, altrettante donne, un bambino ed una bambina. Due giorni dopo nel duomo cittadino vennero celebrati i funerali di Stato con la presenza di Sandro Pertini, l’allora presidente della Repubblica. Undici persone furono imputate per la tragedia culminando la condanna in omicidio colposo plurimo. Il proprietario, Raimondo Cappella, fu condannato inizialmente ad 8 anni di reclusione, poi ridotti ad appena 2 in appello. Dovette però risarcire i 250 parenti delle vittime con una somma pari a 3 miliardi di lire, fattore che lo costrinse a vendere tutti i beni posseduti.