Fu una delle ultime tragedie del primo millennio nonché una delle più sanguinose di quegli anni: era il 24 Marzo 1999 quando un terribile incendio divampò all’interno del traforo del Monte Bianco. Ecco come andarono i fatti.
Partiamo dal principio: cos’è e cosa collega il traforo del Monte Bianco che tutt’oggi esiste e risulta percorribile? Si tratta di un lungo tunnel (dal suo inizio al suo termine vi sono 11.6 chilometri da fare) che collega Chamonix, regione dell’alta Savoia Francese, con Courmayeur, paese sciistico situato in Val d’Aosta.
I lavori di costruzione iniziarono nell’ormai lontano 1957 e si conclusero solo 8 anni dopo, nel 1965. Il progetto fu stilato in collaborazione tra Francia ed Italia al fine di possedere un sottopasso delle grandi Alpi che congiungesse le due nazioni. Il 24 Marzo 1999 però un gigantesco incendio macchiò la storia di questa possente galleria.
Erano circa le 10.30 del mattino e tutto scorreva normalmente. In quel momento però, Gilbert Degrave, un camionista belga, fece ingresso presso il traforo dalla versante della Francia. Con il suo Volvo FH12 trasportava farina e margarina verso la penisola italiana. Tutto ad un tratto però il suo camion inizia a prendere fuoco, costringendo il belga a fermarsi all’interno della galleria causando un imponente ingorgo di macchine.
Allertate subito le forze competenti, vennero chiuse entrambe le entrate del traforo per evitare che l’incendio si propagasse anche all’esterno colpendo la vastità di montagne che domina il paesaggio. Pompieri francesi ed italiani collaborarono per spegnere l’incendio il prima possibile ma ciò non accadde prima di 53 ore dall’inizio dell’avvenimento. Difatti nel tunnel si era creata una sorta di effetto forno facendo registrare più di 1000 gradi centigradi di temperatura.
La conta finale delle vittime si attestò su quota 39, di cui 18 francesi, 13 italiani, 2 belga ed uno per ogni nazione seguentemente elencata: Gran Bretagna, Lussemburgo, Germania, Croazia, Olanda e Slovenia. Il traforo del Monte Bianco venne chiuso per ben 3 anni e riaperto nel 2002 solo per il transito di macchine. Vennero ovviamente attuati alcuni interventi dopo il rogo come ad esempio, la creazione di nicchie antincendio ogni 50 metri all’interno della galleria oppure la costruzione di rifugi antincendio con relativa via d’evacuazione. Personali operativi francesi ed italiani vennero condannati a diversi anni di reclusione.
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