Incentivi auto 2014, il sottosegretario De Vincenti: "Non ci saranno"

macchina elettrica
Non sono previsti incentivi auto 2014. Lo ha detto chiaramente Claudio De Vincenti, sottosegretario allo Sviluppo economico, intervistato su Radio 1. E’ stato chiarito che, secondo la linea di pensiero del Governo, gli ecoincentivi non rappresentano uno strumento adatto da usare. Secondo De Vincenti, gli sgravi e gli incentivi non fanno altro che determinare un sollievo iniziale, che poi finisce con l’ottenere degli effetti contrari nei mesi successivi. L’esecutivo intende usare altre strategie, per rilanciare il settore e per fare in modo che la Fiat possa stringere sugli impegni che ha preso relativamente agli stabilimenti italiani.

De Vincenti ha spiegato che sarà istituito un tavolo in presenza dei sindacati, per portare avanti un confronto con tutti coloro che sono coinvolti in quest’ambito. Il sottosegretario ha detto: “Istituiremo anche un tavolo sull’automotive, anche con la presenza dei sindacati, che affronterà anche tutti i temi che coinvolgono le relazioni industriali, gli assetti di lavoro e il ruolo dei sindacati. Ci sarà dunque un confronto, un tavolo con i sindacati, le imprese e le istituzioni”. Il leader della Fiom, Maurizio Landini, ha risposto a tutto ciò che il tavolo andrebbe bene, ma non può essere sufficiente, perché servono anche azioni concrete da parte del Governo: “Servono anche azioni concrete: dal rifinanziamento dei contratti di solidarietà a investimenti pubblici e privati nel settore dell’auto; il Governo deve tornare davvero ad adempiere al suo ruolo di politica industriale, in particolare sul polo del trasporto”.
Inizialmente si era detto che il criterio da scegliere sarebbe stato quello basato sulla constatazione che chi inquina dovrebbe pagare di più. Si tratta di un meccanismo già adottato in Francia, dove sembra dare dei buoni risultati. All’estero il modello è già in vigore dal 2008 e nel 2012 ha fatto registrare il suo successo, conseguito anche grazie ad un investimento da parte dello Stato. In Francia i bonus e i malus vengono calcolati in percentuale, tenendo conto del prezzo d’acquisto. Il tetto massimo viene stabilito in base alle emissioni di CO2, per cui un dato veicolo è stato omologato. Naturalmente l’emissione di sostanze inquinanti cambia non solo in relazione al consumo, ma anche al tipo di alimentazione. Da ciò ne consegue anche il valore dei bonus, che possono arrivare anche a 6.300 euro per un’auto elettrica.
L’andamento del mercato francese dimostra come i vantaggi o le penalizzazioni possano pesare. Lo fa notare il quotidiano Les Echos, che, in riferimento al 2012, mette in evidenza come il sistema adottato spinga di più all’acquisto dei veicoli elettrici, con un +110%. Le vetture che, invece, sono più colpite dal malus avrebbero registrato un crollo del 64% in termini di vendite. In Italia le auto di grossa cilindrata hanno avuto a che fare con il superbollo messo in vigore dal Governo Monti. La situazione appare piuttosto critica, perché lo Stato non è riuscito a guadagnare molto dall’applicazione di questa tassa, per cui si prevede che i fondi per gli ecoincentivi 2014 potrebbero essere molto ridotti e potrebbero andare incontro ad un rapido esaurimento.
Il criterio del “bonus-malus”
Secondo quanto aveva detto Flavio Zaonato, ministro dello Sviluppo Economico, gli incentivi auto 2014 si sarebbero dovuti basare sul criterio del bonus-malus. Secondo questo principio, gli incentivi per l’acquisto di auto a basse emissioni di Co2 non avrebbero dovuto gravare sulle “tasche” dello Stato, ma su di una tassa di immatricolazione delle auto con emissioni di inquinamento superiori ad una soglia stabilita di riferimento. Da qui l’espressione “bonus-malus”: l’incentivo sarebbe partito da un taglio che sarebbe avvenuto nello stesso mercato delle autovetture, permettendo così alle casse statali di risparmiare.
Questa iniziativa avrebbe dovuto, dunque, da un lato invitare i cittadini ad acquistare solo auto a basse emissioni di Co2, e dall’altro avrebbe dovuto spingere i costruttori di auto a produrne, considerando che sarebbero state quelle preferite nel mercato per questioni, appunto, economiche.
Se si vuole parlare in termini di numeri, lo Stato per il prossimo anno avrebbe dovuto mettere a disposizione 45 milioni, e sembrava che 5000 euro sarebbero stati destinati alle vetture fino a 50 g/km di emissioni, 4000 euro ai veicoli da 51 a 95 g/km e 2000 euro per le auto da 96 a 120 g/km.
Forse esclusa la rottamazione delle auto inquinanti
E’ escluso, a quanto pare, il meccanismo della rottamazione dei veicoli inquinanti, in quanto si tratta di un metodo che ha mostrato parecchi punti mancanti, come l’enorme dislivello tra le risorse destinate ai privati (troppo basse) e i fondi destinati alle aziende (troppo alti, ma non sfruttabili perché accompagnati da condizioni difficili da mettere in atto).
Aspirare ad un’atmosfera libera da quelle terribili tonalità grigiastre forse è un’utopia, ma di sicuro porre un limite al peggioramento della situazione è nostro dovere e diritto insieme, per rispettare un habitat del cui puzzle non siamo gli unici pezzi.
(Foto di Ian Britton)

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