Spesso infatti si è dibattuto sulla questione, specialmente nel momento in cui, con l’emanazione del Quarto Conto Energia, il Governo sembrava voler ridurre le opportunità per l’utilizzo dell’energia green.
Secondo Clini è necessario individuare con precisione il ruolo degli incentivi nazionali che sono destinati all’innovazione tecnologica, prendendo come punto di riferimento non solo il mercato interno, ma anche quello internazionale.
A questo proposito Corrado Clini ha infatti specificato: “E’ strategico identificare il ruolo degli incentivi nazionali destinati all’innovazione tecnologica avendo in mente che lo sviluppo di tali tecnologie non ha come riferimento il mercato interno ma quello internazionale“.
L’idea quindi sarebbe quella di mettere le capacità e l’esperienza dell’Italia nel campo delle energie rinnovabili al servizio dei mercati emergenti, guardando in particolare soprattutto alla Cina e al Brasile, Paesi in cui il mercato sta portando avanti prospettive immense.
Soltanto in questo modo, in base alle parole di Clini, si potrà portare avanti in Italia un processo di crescita verde a tutti gli effetti.
GR
Le associazioni ambientaliste si ribellano
A cura di Gianluca Rini
Sugli incentivi per le rinnovabili che il governo ha predisposto non sono mancate le reazioni su più fronti. Sulla questione infatti sono intervenute le associazioni ambientaliste, i politici e gli imprenditori attivi nel settore delle fonti rinnovabili. Molte sono state le critiche. In particolare Legambiente ha deciso di portare avanti una protesta prevista per il 18 aprile a Roma. Gli esponenti della nota associazione ambientalista hanno fatto notare che il sistema di incentivazione messo a punto con i decreti è troppo complesso e finisce con lo scoraggiare gli investimenti.
Proprio per questo viene auspicata una revisione dei provvedimenti attraverso un confronto con coloro che operano nel settore. A questo proposito Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente ha fatto notare: “Occorre rivedere i decreti con una regia che deve coinvolgere anche il Gse e l’Autorità per l’energia, in modo da evitare che la pressione dei grandi produttori termoelettrici abbia il sopravvento”.
Inoltre Legambiente spiega che, in base alle regole stabilite dai provvedimenti legislativi, non sembra essere premiata l’efficienza energetica.
Sulla stessa scia il pensiero di Angelo Bonelli, Presidente della Federazione dei Verdi: si insiste sulla mancata consultazione degli operatori nel campo delle energie rinnovabili.
Sos Rinnovabili ha fatto presente che le fonti pulite rappresentano una grande risorsa messa in crisi dai tagli agli ecoincentivi.
Da parte sua il ministro dell’Ambiente Clini si è difeso dichiarando che gli obiettivi da portare avanti consistono nell’adeguare gli incentivi per le rinnovabili ai costi di produzione, i quali si sono ridotti grazie all’impiego delle nuove tecnologie e alla loro diffusione.
35% di elettricità pulita entro il 2020
A cura di Gianluca Rini
Sono arrivate le nuove regole relative agli incentivi per le energie rinnovabili. L’approvazione degli schemi dei decreti ministeriali ci parlano di tutte le novità previste, non solo per il fotovoltaico con il quinto Conto Energia, ma anche per altre tipologie di energia pulita. I nuovi incentivi si riferiscono infatti all’eolico, al geotermico, all’idroelettrico, alle biomasse e al biogas. In tutti i casi l’obiettivo fissato dal governo è uno solo: bisogna raggiungere il 35% di elettricità verde entro il 2020, superando il traguardo del 26%.
I ministeri hanno diffuso una nota ufficiale che illustra il nuovo provvedimento: “Scopo del governo è programmare una crescita dell’energia rinnovabile più equilibrata che, oltre a garantire il superamento degli obiettivi comunitari al 2020 (dal 26% a circa il 35% nel settore elettrico), consenta di stabilizzare l’incidenza degli incentivi sulla bolletta elettrica“.
L’obiettivo del ministero dell’Ambiente, di quello dell’Agricoltura e di quello dello Sviluppo Economico è di porre la base per uno “sviluppo ordinato e sostenibile delle energie rinnovabili“, un argomento che non può essere slegato però, a quanto pare, dai costi economici. Nel comunicato infatti viene specificato: “La sostenibilità economica e quella ambientale sono i due cardini su cui il governo intende basare la nuova strategia energetica nazionale in corso di elaborazione“.
Per quanto riguarda gli incentivi al fotovoltaico, le nuove regole relative al quinto Conto Energia parlano di un aumento degli incentivi minore rispetto a quanto previsto dalle normative attuali. Ma non ci si riferisce solo alle nuove norme relative al quinto Conto Energia. Qual è la situazione delle altre fonti rinnovabili? Il provvedimento relativo alle fonti extra fotovoltaico entreranno in vigore a partire dall’1 gennaio 2013.
Gli impianti sotto i 50 Kw avranno piena libertà di accesso agli incentivi, quelli tra i 50 Kw e i 5 Mw di potenza potranno accedere al piano incentivante dopo l’obbligatoria iscrizione nei registri del Gse, mentre i proprietari di impianti con potenza superiore ai 5 Mw (20 Mw nel caso di geotermico e idroelettrico) potranno accedere agli incentivi con delle aste al ribasso. La spesa pubblica per gli incentivi salirà dai 3,5 miliardi di euro attuali fino ai 5,5 miliardi ogni anno, entro il 2020.
Legambiente: “L’energia pulita pesa solo il 10% in bolletta”
Dopo le recenti dichiarazioni del ministro Passera sul peso delle rinnovabili in bolletta e sulla necessità di ridurre gli incentivi per le energie rinnovabili, adesso arrivano i dati di Legambiente. L’associazione ambientalista ha deciso di intervenire sulla questione delle rinnovabili e dei costi in bolletta dell’energia pulita, analizzando il fenomeno e pubblicando una serie di dati che dovrebbero essere indicativi di un punto molto preciso: le rinnovabili in bolletta pesano solo per il 10% sul totale.
A cura di Gianluca Rini
Legambiente ha effettuato un’analisi precisa di una bolletta da 494 euro l’anno, che rappresenta una media del consumo di una famiglia con un contratto da 3Kw in fascia protetta. Ecco cosa ne è venuto fuori.
Nella bolletta il 59,5% dei costi è dovuto alla compensazione dell’energia prodotta dalle centrali a petrolio, carbone e metano. In questo caso non vengono prese in considerazione le energie rinnovabili. Dal 2010 ad oggi il gas è aumentato di un valore maggiore del 40%.
Continuando ad analizzare la bolletta, un 14% dei costi serve per i servizi di rete, poi c’è un 13,5% per le tasse e per l’Iva. Poi c’è un altro 13% che serve al pagamento di oneri di sistema non troppo specificati.
Solo dopo c’è la voce relativa agli incentivi per le energie rinnovabili. Si tratta di un 10% per quanto riguarda il fotovoltaico, l’eolico e le biomasse. La bolletta si chiude con un 2% del costo che serve a coprire raffinerie, inceneritori e sistemi di produzione che utilizzano il carbone, e con un 1,2% per il nucleare.
Secondo il senatore Francesco Ferrante, “Da questi numeri risulta evidente che imputare alle rinnovabili la colpa degli aumenti delle bolletta significa prendersela con un falso bersaglio“.
Il senatore PD propone altre possibili vie: “Bisogna eliminare dalle bollette elettriche i 4 miliardi di euro l’anno che paghiamo per gli oneri impropri e per l’Iva ingiustamente conteggiata. E rendere più flessibile la rete per evitare gli sprechi che oggi incidono pesantemente sul costo dell’energia”.
Il ministro Passera pronto a varare il decreto
Il Ministro dello Sviluppo Economico Passera vorrebbe rendere più veloce il percorso per arrivare all’approvazione del decreto per gli incentivi alle fonti rinnovabili. Si pensa ad un’approvazione già per questa settimana, anche se serve l’accordo del Ministero dell’Ambiente. Intanto si fanno sempre più aspre le proteste da parte delle organizzazioni del settore, le quali chiedono un periodo di transizione, prima che entrino in vigore le nuove regole.
Ciò che è certo è che per gli ecoincentivi si prevedono comunque dei tagli, anche se ancora non possiamo stabilire con certezza le cifre che verranno prese in considerazione. In ogni caso il Ministro Passera vuole dare priorità ad alcune scelte specifiche, come la ricerca, l’innovazione e le aree di crisi industriale.
Ancora non si sa se verrà varato un decreto legislativo o direttamente un decreto legge che consentirebbe di agire con una manovra più ingente. La questione è comunque molto ampia e ingarbugliata e le stesse cifre da stanziare non appaiono piuttosto chiare.
L’Italia comunque resta in coda in Europa per quanto riguarda gli aiuti destinati all’industria e ai servizi e gli incentivi non possono non tenere conto della crisi. L’ottica portata avanti dal Governo sugli incentivi è quella della semplificazione e della riduzione.
In ogni caso si vuole tenere sotto controllo lo sviluppo economico. Proprio per questo si fa strada l’ipotesi di introdurre delle aste per gli impianti con potenza superiore a 5 megawatt e dei registri nazionali per tutti gli altri impianti. Si vogliono anche definire dei contingenti annuali complessivi per gli anni che vanno dal 2013 al 2015 e per ciascuna delle ecoenergie.
Ambientalisti in rivolta contro i tagli
Continua il dibattito sugli incentivi per le energie rinnovabili. Se da un lato il Governo è al lavoro per cercare di riorganizzare le norme attuali, dall’altro lato la posizione degli ambientalisti è molto chiara: non bisogna per nessun motivo tagliare gli incentivi, visto che si tratta di fonti rinnovabili che, oltre ad essere un modo per rispettare maggiormente l’ambiente, potrebbero costituire un valido aiuto per la riduzione delle bollette dell’energia elettrica.
E proprio sul costo delle bollette è incentrata al momento la discussione. Il Ministro Passera avrebbe intenzione di portare gli incentivi, abbastanza elevati nel nostro Paese, alla media dell’Europa, in modo da rendere più leggera la bolletta.
Ma il Ministro Clini non sembra essere molto d’accordo su questo punto: “Mettere in contrapposizione la riduzione della bolletta energetica e il sostegno alle fonti rinnovabili è un errore strategico. Rischieremo di uscire dal settore delle rinnovabili mortificando la capacità innovativa del Paese, penalizzando l’industria nazionale, aumentando la disoccupazione”.
Secondo Clini bisognerebbe piuttosto tenere conto delle direttive europee da rispettare, dell’orientamento del mercato internazionale e dei benefici dell’energia pulita.
Le dichiarazioni di Clini sono state accolte positivamente da Legambiente, che tramite il vicepresidente Edoardo Zanchini ha affermato: “Bravo Clini, e basta bugie sui costi delle rinnovabili in bolletta. Gli italiani pagano soprattutto la dipendenza dai combustibili fossili e le troppe centrali termoelettriche a mezzo servizio”.
Continua Zanchini: “E’ stupefacente che l’attenzione si concentri su quel 10% della bolletta elettrica legato agli incentivi alle rinnovabili, mentre nulla si dice sul restante 90% che riguarda il costo dell’acquisto di petrolio e carbone, i miliardari guadagni delle imprese, i sussidi al nucleare e ad altre voci assurde, oltre alle tasse”.
Si va verso un calo
I nuovi incentivi per le energie rinnovabili tendono ad essere più bassi. Da parte del Governo sembra esserci l’intenzione di continuare la strada dello sviluppo delle rinnovabili, ma portando avanti il tutto con un approccio nuovo, che tenga conto del contesto dell’Unione Europea, nell’ambito del quale la crisi finanziaria continua ad avere un certo peso. Proprio per questo gli ecoincentivi devono per forza essere più bassi.
Ma non è solo questo meccanismo ad essere previsto, perché il Governo ha intenzione di stabilire nuovi criteri che comprendano ad esempio registri nazionali per tutti gli impianti capaci di sfruttare le ecoenergie, o dei volumi massimi stabiliti in base all’anno e in base alle tecnologie sfruttate.
Il tutto è stabilito in una bozza di decreto portata avanti dal Ministero dello Sviluppo insieme al Ministero dell’Ambiente. Si cerca di stimolare i produttori di energia a partire da fonti rinnovabili, in modo da valorizzare le energie immesse in rete.
Proprio per questo si vuole individuare un meccanismo di gara che sia il più semplice possibile. Intanto nel settore delle energie rinnovabili e in particolare in quello del fotovoltaico, gli esperti si dichiarano preoccupati per questo calo degli incentivi, che rischia anche di non favorire lo sviluppo sostenibile, nonostante si parli spesso di voler salvaguardare l’ambiente mediante l’affermazione di una green economy che possa definirsi tale.
Sugli incentivi per il fotovoltaico 2012 si prevedono ancora tagli, dimenticando quanto sia importante lo sviluppo sostenibile. Eppure l’Italia potrebbe fare molto proprio ricorrendo all’energia solare. E’ possibile che nel nostro Paese si faccia finta di non capire tutto ciò?
Chiesto un rinvio al 2014 per le modifiche
Gli incentivi per le energie rinnovabili sono stati regolati dal decreto messo a punto il 28 marzo 2011, che si è occupato nello specifico degli ecoincentivi statali riservati alle fonti rinnovabili differenti dal fotovoltaico, come l’eolico, l’idroelettrico, le biomasse e altre fonti di energie green. Si era deciso che al decreto avrebbe fatto seguito un provvedimento attuativo, da mettere a punto entro il mese di settembre dello scorso anno, ma ancora non sono state prese le adeguate misure a questo proposito.
APER, l’associazione dei produttori di energie da fonti verdi, ha fatto notare che la situazione non promette affatto bene, viste le condizioni di incertezza. Le imprese non possono contare nemmeno su un regolare preavviso, in modo da poter decidere che cosa fare anche in termini di investimenti.
Proprio per questo l’associazione ha deciso di interpellare il governo Monti, in modo da riuscire a far slittare dal 2013 al 2014 le variazioni dei finanziamenti statali.
Secondo APER la variazione è necessaria, per fare in modo che gli investitori possono riconquistare la fiducia nelle fonti di energia green e abbiamo a disposizione il tempo necessario per pianificare i progetti futuri.
Solo in questo modo è possibile promuovere al meglio il ricorso alle energie rinnovabili come punto di riferimento fondamentale di uno sviluppo sostenibile che possa definirsi veramente tale.
La geotermia è valorizzata?
Gli incentivi per le energie rinnovabili sono oggetto di insoddisfazione per l’Unione Geotermica Italiana, che ha precisato la propria preoccupazione sul fatto che, nell’ambito dei provvedimenti presi dal Governo, la geotermia non sia valorizzata e promossa nel modo più opportuno. Secondo i dati presentati dall’Unione Geotermica Italiana, negli ultimi due anni ci sono state in Italia numerose richieste per nuovi permessi di ricerca di risorse geotermiche per la produzione di energia elettrica. Una potenzialità enorme che non trova riscontro nelle misure prese dal Governo.
Uno specifico comunicato elaborato dall’Unione Geotermica Italiana afferma: “L’investimento nel settore della geotermia a differenza di altre fonti rinnovabili, per le cui tecnologie siamo dipendenti dall’estero, consentirebbe di attrarre investimenti sia interni che esteri con ricadute prevalenti sull’economia nazionale, con il coinvolgimento degli operatori nel settore delle perforazioni e della realizzazione di impianti di generazione.”
D’altronde non vanno trascurati nemmeno i diversi vantaggi che il ricorso all’energia geotermica può comportare anche in termini di sostenibilità ambientale: un impatto ambientale ridotto soprattutto in relazione alle emissioni di anidride carbonica e il minimo uso del suolo rispetto all’energia pulita ricavata da altre fonti rinnovabili.
Inoltre non bisogna dimenticare come il tutto possa costituire un’occasione di sviluppo occupazionale, visto che i lavoratori nel settore della geotermia sono piuttosto richiesti.
Foto di *maya*
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