L’incidente petrolifero purtroppo è una delle catastrofi ambientali più devastanti e pericolose per ecosistemi marini ed habitat naturali: vediamo quali sono le conseguenze e le minacce concrete
L’incidente petrolifero in mare è un vero e proprio disastro ambientale causato da fuoriuscite di petrolio e dei suoi derivati. In particolare il rilascio accidentale di carburante dalle petroliere può compromettere gravemente l’ambiente marino che ne viene coinvolto. Il petrolio tecnicamente ha un peso specifico inferiore a quello dell’acqua e quindi galleggia, formando una pellicola trasparente che impedisce all’ossigeno di liberarsi dalla superficie del mare. Tale effetto causa un’anaerobiosi, mancanza di ossigeno nell’ambiente, che uccide il placton presente, determinando una perdita di cibo consistente per la fauna marina.
Chiaramente vi sono poi evidenti danni a causa di fenomeni fisici e tossici direttamente alla macro fauna, con una contaminazione di acqua, suolo e aria. Il pericolo deriva quasi sempre da incidenti di navigazione come collisioni, incagliamenti, incendi, esplosioni e persino naufragi. Ma un’altra fonte di inquinamento marino da idrocarburi è rappresentata dallo scarico in mare delle acque contaminate nel corso delle operazioni di lavaggio delle cisterne. La cosiddetta “acqua di zavorra”, pompata nelle cisterne quando le navi scaricano il petrolio nelle raffinerie e che poi viene rilasciata in mare poco prima dell’arrivo ai terminal di carico.
Disastro ambientale
Recentemente si è consumato un incidente sulle coste dell’Inghilterra sudorientale, nel Porto di Poole con 200 barili di “fluido di riserva” rilasciati in acqua dall‘Oleodotto di Wytch Farm. Il liquido contenuto nei barili è composto dall’85% di acqua e il 15% di olio. L’emergenza sembra sotto controllo con l’attuazione delle barriere di protezione antidispersione e parte del fluido già recuperata. I danni eventuali saranno verificati più avanti in considerazione del prezioso tesoro di biodiversità della zona da preservare.
Per stabilire quali e quanti danni possono essere provocati dal rilascio in mare di idrocarburi è importante stabilire che tipo di zona è stata interessata dall’incidente. Se ricca di biodiversità il disastro è incalcolabile, mentre risulta minore quando avviene nelle cosiddette zone morte. In pericolo sono proprio le specie autoctone che popolano le aree marine e costiere e il contatto con il materiale nocivo. Uccelli, tartarughe e mammiferi marini, oltre a tutti i vari abitanti delle acque degli oceani. L’olio disperso può impregnare lo stesso piumaggio dell’aviofauna e determinare l’impossibilità del volo. Per i mammiferi invece può venir meno la capacità isolante delle pellicce e causare morte per ipotermia.
Danni da esposizione
I danni derivanti dall’esposizione e dall’immersione nelle chiazze oleose che vengono rilasciate sono quelli tipici da avvelenamento. Inalare, mangiare o assorbire idrocarburi attraverso l’epidermide o semplicemente nutrendosi di prede inquinate porta a morte certa. Ma gli effetti non sono solo nel breve termine ma anche nel lungo. Alterazioni del sistema immunitario, del sistema riproduttivo e di sviluppo e crescita delle specie sono alcuni esempi.
Quando poi l’olio è pesante, smette di galleggiare e affonda, coinvolgendo anche tutte le specie da fondale, compresi i microorganismi. Questo innesca alterazioni all’intera catena alimentare che può essere distrutta ed arrivare anche sino all’uomo. Ne possono risentire anche le attività turistiche, portuali e di traffico marittimo e persino sull‘economia. Quando infatti si è costretti ad abbandonare interi stock ittici potenzialmente inquinati gli effetti sono prima di tutti economici. Quindi danni a 360 gradi che colpiscono ogni essere vivente della zona e ogni attività, per mare, per cielo e per terra.