La fusione fredda che arriva inaspettatamente dall’India e si riaccendono le speranze per un futuro energetico sostenibile: vediamo i dettagli
L’obbiettivo di creare l’energia pulita per salvaguardare il Pianeta, ormai sottoposto a ingenti problematiche derivanti dalle eccessive emissioni di CO2 nell’atmosfera, è una delle sfide che l’umanità ha raccolto. Tutti i settori sono coinvolti nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie all’avanguardia che consentano la produzione di energia alternativa, abbandonando progressivamente quella derivante dai carbon fossili. L’attenzione va dunque rivolta verso le energie rinnovabili come sole, vento e acqua, per produrre green energy e contenere consumi e costi.
Si lavora su più fronti per arrivare alla produzione di energia verde che non inquini e che sia sostenibile. Uno dei settori maggiormente coinvolti è quello relativo al nucleare che ultimamente è stato rivalutato in chiave green come possibile strada alternativa alle fonti fossili e persino alle energie rinnovabili. Rimane però il problema dei rifiuti radioattivi, e quindi da tempo si pensa alla fusione fredda che implicherebbe difficoltà tecniche, temperature inferiori e soprattutto senza residui né emissioni radioattive.
La teoria sulla fusione fredda nucleare è stata elaborata nel 1989 da due scienziati e ricercatori statunitensi, Martin Fleischmann e Stanley Pons che dichiararono di aver scoperto tale processo attraverso l’impiego di una cellula a fusione. La stroncatura da parte della comunità scientifica fu immediata che obbiettò l’impossibilità di riprodurre il processo in laboratorio e quindi che non fosse possibile per i due di verificare le evidenze necessarie.
Si parla di fusione fredda riferendosi a presunte reazioni di natura nucleare con pressioni e temperature inferiori a quelle necessarie alla fusione nucleare. Non esiste ancora oggi nessuno che abbia potuto dimostrare che sia possibile la fusione a bassa energia, ma dalla lontana e insospettabile India giungono notizie confortanti che fanno pensare che ciò che si pensava impossibile potrebbe essere possibile.
Dopo anni di dibattito nella comunità scientifica e di scetticismo nei confronti della fusione fredda arrivano notizie straordinarie da un piccolo laboratorio indiano di Hyderabad, dove un team di scienziati è riuscito a produrre bassa energia con un piccolo reattore, moltiplicando il calore: una fusione fredda controllata.
I presupposti del lavoro indiano partono dalla riduzione delle proporzioni del reattore contrariamente a ciò che sta avvenendo nel resto del mondo dove si progettano reattori grandi come astronavi. Il nome è Hyliner e sembra aver dimostrato che la fusione fredda sia possibile eccome, dando al mondo energia pulita con piccoli reattori che utilizzano la tecnologia LENR, vale a dire senza le temperature solari.
Gli elementi utilizzati sono stati pochi milligrammi di idrogeno e un minimo volume di elettricità per generare calore dalla fusione. In pratica il reattore genera 1,5 volte in più calore di quanto ne consumi, moltiplicandolo. In India si punta ancora più in alto cercando di raggiungere il risultato di 2,5 volte in più e se questo fosse confermato significherebbe poter alimentare ogni cosa con energia pulita data da uno strumento grande meno di un frigorifero. La conferma di questa strabiliante notizia ci proietterebbe in un attimo in un futuro davvero sostenibile e a bassa energia, una vera e propria rivoluzione energetica che risolverebbe molti problemi del mondo.
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