Le inondazioni in Australia hanno messo in ginocchio l’intero Paese. Ma siccome la speranza è l’ultima a morire, specialmente la speranza di vivere una vita migliore, gli abitanti hanno voluto raccogliere le energie per mettere in atto la ricostruzione. Un disastro costato decine di morti, vite distrutte e città da rimettere in piedi quasi completamente. Ma siccome quello degli australiani è un popolo che si piega ma non si spezza, la voglia di riprendere in mano la situazione ha preso il sopravvento. Ecco cosa è successo nella cittadina di Grantham.
Per tre settimane la città è stata chiusa agli accessi, a parte a quelli dei residenti, dei volontari, dei servizi di emergenza e dell’esercito per proseguire la ricerca dei corpi e ripulire le tracce lasciate dalla devastazione. Le piogge torrenziali hanno letteralmente inghiottito Grantham, intrappolando le persone in auto e strappando i bambini dalle braccia dei loro genitori. L’acqua ha spazzato via tutto. Tranne la voglia di ricominciare a vivere.
Subito è scattata anche la gara di solidarietà: chi è riuscito a scampare alla tragedia ha voluto aiutare i connazionali più sfortunati. Volontari da ogni parte del contingente australiano si sono recate nelle zone colpite dalle inondazioni per aiutare, cooperare, donare camper agli sfollati e ripulire dal fango le abitazioni. E ancora accampamenti di fortuna e centri di recupero e prima assistenza. In attesa dei 6 miliardi di dollari attesi dal Governo. E così, come ha dichiarato un testimone locale, la popolazione “Ha dimostrato il vero spirito australiano di collaborare insieme“. E siamo sicuri continuerà a farlo!
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