Inondazioni, l’esperimento condotto dalla University of Reading dimostra perché la terra diviene impermeabile: risultati agghiaccianti
Solamente in questi giorni abbiamo potuto renderci conto delle calamità che rischiano di abbattersi sulle nostre vite a fronte dei mutamenti climatici che avvengono attorno a noi. Le piogge che hanno devastato ben 42 comuni dell’Emilia-Romagna e messo in ginocchio moltissime altre aree della Penisola ne sono una drammatica, seppur esaustiva testimonianza. E gran parte delle disastrose conseguenze verificatesi, come volevasi dimostrare, si spiegano proprio a fronte del surriscaldamento globale a cui stiamo andando incontro.
Un recente studio condotto dalla University of Reading è la prova di quanto, a dispetto di quel che comunemente si crede, la preoccupante siccità che si sta abbattendo su gran parte delle nazioni del pianeta (Italia in primis) sia ricollegata al fenomeno delle inondazioni. La natura del collegamento, nella fattispecie, ce la illustrano i risultati delle ricerche condotte dal dottor Rob Thompson.
Che il dramma della siccità rappresenti una delle calamità più urgenti da affrontare – visti anche i recenti provvedimenti presi dalla legislazione italiana – è un punto su cui la comunità scientifica insiste da tempo. Quello che i più non sapevano, tuttavia, è quanto tale fenomeno risulti profondamente connesso con il disastro dell’alluvione verificatasi in questi giorni in Emilia-Romagna. L’esperimento condotto dal dottor Rob Thompson della University of Reading ne illustra il preoccupante collegamento.
Nel video in questione, nello specifico, si mostrano le tempistiche che la quantità d’acqua contenuta in un bicchiere standard di plastica impiega per penetrare in tre diversi tipi di terreni: uno che riproduce l’erba bagnata, uno che simula una “normale erba estiva”, infine un terreno arido a seguito di un’ondata anomala di caldo. Proprio quest’ultimo terreno, in realtà, è quello che impiega la maggior quantità di secondi ad assorbire l’acqua contenuta nel bicchiere, dimostrandosi di fatto “impermeabile”.
Nel terreno caratterizzato da erba bagnata, l’acqua drena rapidamente esaurendosi prima che nelle altre tre tipologie di terreno. Per quanto concerne la “normale erba estiva”, quest’ultima assorbe l’acqua con maggior lentezza rispetto a quanto si vede avvenire nel primo caso, seppur ad un ritmo costante. È il terreno sottoposto ad ondate anomale di caldo, di fatto, quello potenzialmente più esposto al rischio inondazioni. Non a caso, proprio la situazione che abbiamo visto verificarsi nelle scorse ore in Emilia-Romagna.
Il motivo per cui un terreno arido e secco è quello potenzialmente più esposto al rischio di allagamento è il seguente: trattandosi di un terreno abituato a non ricevere acqua da parecchio tempo, nel momento in cui quest’ultima cade in abbondanza il suolo non riesce ad assorbirla come avverrebbe in condizioni normali. Un esperimento, quello della University of Reading, che la dice lunga su quanto cambiamenti climatici e calamità naturali, purtroppo, siano intimamente e tragicamente connessi.
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