Le prove archeologiche delle pratiche di magia nera intorno a Gerusalemme sono state ritrovatie all’interno di una grotta.
Non tutti conoscono la necromanzia. È una forma di divinazione che ha origine sin dall’antichità. I testi sacri di tutto il mondo ne parlano. La Chiesa cattolica l’ha condannata diversi secoli fa. Nonostante ciò, le pratiche di magia nera sono continuate ad essere tramandate di generazione in generazione. La sua origine proviene dalla l’ancestrale esigenza dell’essere umano di mettersi in contatto con i morti, scavalcando l’invalicabile Aldilà. Questa pratica viene portata avanti tramite dei rituali magici ed esoterici, cui un gruppo di adepti partecipano.
Nei secoli sono state riportate leggende e narrazioni sui rituali di necromanzia da parte di gruppi segreti o ordini religiosi nascosti. È affascinante quanto inquietante apprendere le tipologie di rituali, che contengono talvolta sacrifici animali e umani. Dal 2009, una spedizione archeologica nei dintorni di Gerusalemme ha fatto una scoperta davvero incredibile.
La spedizione archeologica a Gerusalemme
Sono parecchi anni che sono in corso le ricerche intorno al secondo – quarto secolo dopo Cristo per rilevare dei reperti archeologici antichissimi. L’università di Cambridge, in collaborazione con il Dipartimento di Studi e Archeologia della Terra di Israele, l’Università Bar – Ilan ed il Centro di ricerca sulle grotte presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, hanno identificato una collina posta subito al di fuori delle Mura della città di Gerusalemme nello stato di Israele, come luogo all’interno del quale si potevano trovare interessanti resti archeologici. La spedizione è iniziata nel 2009 con grandi difficoltà.
Difatti l’interno della collina è composto da diverse grotte, il cui accesso è difficile per gli stessi speleologi. Dal 2013 gli esperti hanno iniziato a crearsi un varco per penetrare all’interno dell’area ed hanno ritrovato numerosi reperti che provano senza ombra di dubbio che all’interno di quella grotta veniva praticata la necromanzia, anche detta magia nera. L’esperto israeliano Boaz Zissu, ha spiegato che a quell’epoca l’impero romano cacciò gli israeliani dalla terra di Gerusalemme, ed altre popolazioni vi si insediarono portando con sé la loro cultura, di cui la divinazione, dunque la pratica di comunicare con i morti, era parte integrante.
Il ritrovamenti inquietanti
All’interno della grotta sono stati trovati piattini in metallo e monete, che secondo i rituali necromantici fungevano da mappa per indicare ai morti la via per ricongiungersi con i vivi. Queste ipotesi è ulteriormente avallata dal ritrovamento di numerose lanterne in metallo. Anche dei resti di teschi umani sono stati scoperti dagli archeologi in spedizione. Secondo gli studiosi, i teschi insieme alle lanterne venivano utilizzati per proiettare sul muro della caverna alcune immagini, che poi venivano decodificate secondo le tradizioni del rituale. La spedizione è ancora in corso, e la caverna di senza dubbio cela ancora numerosi misteri.