Ora c’è un motivo in più per inquinare di meno: secondo ricerche scientifiche, l’inquinamento ambientale è annoverato tra le cause che portano le coppia all’infertilità. Insomma, il quadro attuale dipinge più pestidici e sacchetti di plastica e meno bambini. Ma non tutto è perduto, l’importante è prendere consapevolezza di questi dati e rimediare per il futuro. Questa infertilità di cui si parla è una vera e propria malattia, che in Paesi industrializzati come Stati Uniti, Canada e Giappone ha un nome: MCS, o meglio “sensibilità chimica multipla” che altro non è che un’intolleranza verso alcune sostanze chimiche che spesso finiscono nei cibi naturali che mangiamo.
Maurizio Grandi, noto professore e Direttore Scientifico del Laboratorio di Ricerca della Vita de La Torre, nell’ambito di un convegno dedicato a questa tematica afferma che “L’inquinamento ambientale è la pandemia che stiamo vivendo in questo momento. Se nel 1930 ammontava a un milione il numero delle sostanze chimiche prodotte ogni anno, nel 2004 siamo passati a 400 milioni. Il problema è quantitativo e qualitativo, vale a dire relativo anche al tipo di sostanze prodotte. La parte del leone la fanno i pesticidi che non sono solo un problema di qualcuno, ma un problema di tutti. L’ermafroditismo dei cetacei del Polo e le trote ermafrodite sul Tamigi mostrano quello che al momento è inevitabilmente un problema che tocca davvero ognuno di noi“.
Ma non ci sono solo i pesticidi chimici: Grandi spiega anche che tra le cause dell’infertilità ci sono il mercurio, che spesso finisce ingurgitato da animali come i pesci (per poi finire nelle nostre tavole), ma anche alcuni oggetti impensabili come tavoli o strumenti – spesso ricoperti da vernici, polveri sottili e sostanze nocive – e persino l’elettrosmog causato dai cellulari e computer.
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liquidarea.com
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