La gestione dei metalli pesanti di provenienza industriale in Egitto è pessima, al punto da far diventare il Nilo uno tra i fiumi più inquinati al mondo
Sembra un paradosso. L’essere umano ha bisogno degli elementi naturali per vivere. Ed è lo stesso che inquina quelle stesse risorse rendendole inagibili. Se non fosse nota l’arroganza e l’avidità dell’uomo si potrebbe pensare ad un autosabotaggio. Ed invece è molto più stupidamente incapacità di guardare oltre il palmo della propria mano, sempre tesa nel ricevere ma davvero poco nel dare. E così ci si trova con cambiamenti climatici ed estreme conseguenze di compromissione. E l’ultima, non in ordine d’importanza, ovvio, è la scoperta che il Delta del Nilo è pesantemente inquinato da metalli pesanti.
Dunque la fonte di vita che da migliaia di anni è culla della civiltà ora non può più ‘dare’, perché è inquinata. I terreni della mezzaluna fertile vanno dimenticati. Il Delta del Nilo è una delle aree più inquinate del Pianeta. Lo conferma uno studio dell’Università della California. Le conseguenze sulla salute umana, sull’agricoltura e sulla biodiversità potrebbero essere molto gravi.
L’Egitto è uno dei Paesi più popolati al mondo. Al momento conta circa 100 milioni di abitanti, di cui 60 milioni contano sulla risorsa idrica del Nilo. Che invece di essere fonte di vita lo è di inquinamento. La cattiva gestione dei metalli pesanti ha reso il Delta del Nilo un contenitore idrico profondamente compromesso. Che a ricasco mette a rischio agricoltura, salute umana e biodiversità. I ricercatori dell’Università della California, hanno analizzato l’acqua e ritrovato almeno otto metalli pesanti, tra cui cadmio, nichel e rame. La cui esposizione continua, attraverso l’ingestione diretta, o proveniente dai frutti agricoli, mette a serio repentaglio la salute umana.
Questo inquinamento a quanto pare proviene dalle acque reflue delle città, e dall’assenza di trattamento delle acque industriali, che finiscono nel Nilo così come escono dalla fabbrica. E questa è una grave minaccia per le numerose specie di uccelli migratori che si rifugiano in Africa durante le stagioni fredde europee. L’inquinamento del fiume mette a serio rischio la loro incolumità.
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