In questo periodo di emergenza dovuta alla diffusione del virus Covid-19 si sta cercando di capire in maniera approfondita come il virus si diffonda. A questo proposito è parso subito evidente come il Coronavirus si sia diffuso soprattutto nelle zone con i maggiori livelli di inquinamento (la pianura Padana in Italia). Per questo motivo la Sima, insieme alle Università di Bologna e di Bari, ha prodotto uno studio che indaga su questo fenomeno. Ciò che emerge dallo studio è che sembra effettivamente esserci una stretta connessione tra inquinamento e Coronavirus.
I ricercatori della Sima hanno confrontato i dati relativi al superamento dei limiti di legge dei livelli di particolato (PM10) con quelli dei contagi e della mortalità registrati nelle stesse zone della Pianura Padana. Inoltre hanno tenuto conto del periodo di circa 14 giorni di incubazione della malattia. Da tale confronto è emerso che nelle zone con le più alte concentrazioni di PM10 nell’aria si è registrata un’accelerazione anomala dello sviluppo della malattia.
La ricerca si è basata anche su studi precedenti che avevano già dimostrato, per diversi tipi di infezioni, come lo smog potesse fungere da vettore per il virus stesso. Il particolato è infatti composto di microparticelle solide o liquide che possono restare nell’aria anche per giorni o addirittura settimane. Il virus quindi può legarsi a queste particelle ed essere così trasportato per tempi e/o distanze maggiori aumentando esponenzialmente il contagio. Questo potrebbe comportare anche l’insufficienza della distanza di sicurezza di 1 metro nelle zone maggiormente inquinate.
Inoltre è acclarato che la lunga esposizione ad alti livelli di PM10 possa creare danni al sistema respiratorio. Questo, specialmente nelle persone anziane, può generare un ambiente “fertile” per il virus. Ciò quindi permette al virus di attecchire e provocare danni ancora maggiori. La relazione tra inquinamento e Coronavirus sembra dunque essere chiara, anche se alcuni esperti hanno dichiarato di non essere d’accordo con lo studio del Sima. Secondo il movimento Biologi per la Scienza ad esempio, la corrispondenza tra i dati riscontrata dai ricercatori non dimostra necessariamente che il PM10 sia responsabile della maggiore diffusione del virus nella Pianura Padana.
Come era già accaduto in Cina, anche in Italia l’inquinamento e il Coronavirus vanno di pari passo ma in direzione opposta. Nelle aree più colpite infatti le emissioni di gas nocivi come CO2 e NOx sono in grande diminuzione. Ciò è dovuto alle misure restrittive adottate dal governo che hanno provocato una nettissima diminuzione del traffico. Anche le industrie e diverse attività produttive stanno lavorando in misura ridotta. Tuttavia, secondo il Sima, questo potrebbe non bastare per ridurre la quantità di particolato in maniera significativa. Infatti per una questione geografica, e di stagnazione dell’aria nella Pianura Padana, i livelli di PM10 non scendono in maniera repentina. Ciò potrebbe accadere solo in caso di forti temporali o di vento.
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