Ebbene, è proprio come avete letto: l’inquinamento atmosferico e ambientale aumenta sensibilmente la probabilità, nel corso della vita, di soffrire di diabete. Inutile specificare che coloro che abitano nelle città, ormai abituati a convivere con smog e valori di particolato oltre i limiti consentiti, sono i soggetti potenzialmente più affetti in assoluto. Non lo sveliamo noi, bensì uno studio epidemiologico reso pubblico sulla rivista Diabetes Care. Ancora una volta le polveri sottili si rivelano acerrime nemiche della salute.
Lo studio che contempla la veridicità del legame tra emissioni di CO2 e l’insorgenza del diabete è stato condotto negli Stati Uniti. Si è concentrato sul particolato più fine (PM2.5) a cui già si attribuiscono patologie respiratorie e cardiovascolari. Dalle ricerche è emerso che, nelle aree urbane dove il PM2.5 è in aumento, incrementano anche i casi di diabete: ben del 20%. Dato da non sottovalutare e proiettabile, con leggere riduzioni, anche nella nostra Italia.
Allison Goldfine, ricercatore al Joslin Diabetes Center e coautore dello studio, ha osservato le seguenti cose: “molti fattori ambientali possono contribuire al diabete negli Stati Uniti e nel mondo. Mentre molta attenzione è stata correttamente attribuita a comportamenti come l’eccesso calorico e la sedentarietà, altri fattori possono fornire nuovi approcci nella prevenzione del diabete”.
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