Inquinamento: mercurio finisce sulle nostre tavole

pesci al mercurio
Che i “pesci al mercurio” fossero uno dei gravi problemi alimentari che affliggono le nostre tavole, forse lo sapevamo in molti. Ma tutti devono sapere quello che finisce in tavola, soprattutto, dal momento in cui queste contaminazioni del metallo alla lunga possono provocare danni all’organismo. Ma come fa il mercurio a finire nei pesci che mangiamo? Semplice: prima dei pesci, il mercurio raggiunge il plancton. Essendo il plancton il cibo prediletto dai pesci, è naturale come anche per loro avvenga l’ingestione del metallo. Approfondiamo insieme l’argomento nell’interesse di tutti i consumatori.

Ecco dunque come il mercurio sia in grado di insidiarsi, dai gradini più basso della piramide alimentare, a quello più alto. In questo caso, l’uomo. Ma prima di lui specie di pesci quali tonni, palombi, pesci spada, anguille e lucci. La concentrazione di mercurio nei pesci raggiunge una misura di 27.000 volte in più rispetto all’habitat in cui dovrebbero naturalmente vivere.
 
La causa principale di diffusione di mercurio nelle acque è da imputare agli scarichi reflui delle fabbriche. Fra le acque più contaminate troviamo quelle del Reno (fiume della Germania). Ma anche il Mediterraneo non scherza con la contaminazione di mercurio.
 
Ma cosa può provocare l’ingestione prolungata ed eccessiva di alimenti contaminati da mercurio? Ecco spiegato in una parola: bioaccumulo. Ovvero un accumulo di sostanze tossiche nell’organismo, ovviamente, nocive per la salute. Fino a portare a danni neurologici. In particolar modo, in soggetti a rischio di contrazione come malati, bambini, anziani e donne in gravidanza.

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