Alcuni studi indipendenti lo avevano preannunciato nel corso degli scorsi mesi: il livello di inquinamento in Cina sta rapidamente peggiorando, e rischia di consolidarsi in situazioni insostenibili per la salute pubblica. Anche il governo del Paese asiatico ammette ora che lo scenario è molto difficile, e che la qualità dell’aria sta degenerando con il passare dei mesi, a causa di una fitta serie di determinanti.
Una prima serie di cause sembra tuttavia poter essere senza dubbio imputabile all’enorme produzione industriale generata all’interno dei confini cinesi. All’interno del panorama imprenditoriale, il settore edilizio sta giocando una carta negativa molto importante, con un grado di inquinamento derivante dalle attività di costruzione e di ristrutturazione pubblica e privata oramai incontrollabile.
Il governo sembra tuttavia attribuire delle responsabilità anche al clima poco accondiscendente, sostenendo che le continue tempeste di sabbia che periodicamente falcidiano ampie zone del Paese non permettono alla qualità dell’aria di riprendere – è il caso di dirlo – fiato.
Più precisamente, il Ministero della Protezione Ambientale ha dichiarato che il numero di giorni in cui non è stato riscontrato un preoccupante grado di qualità dell’aria è ridotto ulteriormente nel corso del primo semestre 2010, periodo nel quale è stata registrata una flessione di 0,3 punti percentuali.
Preoccupa, inoltre, l’esplosione del fenomeno delle piogge acide: nello stesso periodo di riferimento, avrebbero infatti interessato ben 189 città sulle 443 monitorate quotidianamente.
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