L’inquinamento provoca un numero impressionante di morti all’anno, ma alcune Regioni italiane si oppongono alla direttiva europea che cerca di porre un freno: vediamo insieme di cosa si tratta
La piaga del ventunesimo secolo è ancora l‘inquinamento, in special modo l’esposizione a particolato sottile che risulta essere la causa di moltissime morti premature. L’aria contaminata diventa un killer spietato e miete centinaia di migliaia di vittime a causa di tutti i processi di combustione, i motori diesel e le centrali termoelettriche. Ma le politiche volte a migliorare la qualità dell’aria sono state un fallimento, poco incisive e mal gestite. Si deve fare di più e in maniera più organizzata e condivisa. Il collegamento tra le morti e l’inquinamento è certificato dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, che avverte e denuncia una situazione ancora insostenibile in molti paesi del mondo.
L’inquinamento globale è dunque, inesorabilmente ancora una delle prime cause di morte nel mondo. L’Unione Europea calcola in 300mila le morti riconducibili agli agenti inquinanti atmosferici, di cui 60mila solo in Italia che detiene il primato europeo. Il trend è in costante diminuzione, grazie a tutti gli interventi scaturiti dalle politiche green attivate nell’ambito delle transizione energetica, e che hanno invertito finalmente la rotta: la riduzione delle concentrazioni medie annuali di polveri sottili. L’Italia resta invece ai vertici della triste classifica con il primato della Pianura Padana, dove si rilevano maggior densità di popolazione e di attività industriali, con l’aria irrimediabilmente inquinata.
L’opposizione alla direttiva UE
In virtù della strada intrapresa e della situazione ancora precaria degli effetti delle alterazioni ambientali, l’UE prende provvedimenti e lancia sul tavolo una direttiva con il preciso intento di contrastare l’inquinamento atmosferico. Obbiettivo migliorare la qualità dell’aria in Europa attraverso limitazioni maggiori rispetto alle emissioni causate dalle attività industriali e dal settore del trasporto. Tale direttiva, volta a contrastare i livelli di inquinamento in tutta Europa, ha trovato una ferma opposizione da parte di alcune Regioni italiane. In particolare sono contrarie la Lombardia, il Veneto, il Piemonte e l’Emilia Romagna. Quelle regioni dove si registrano proprio le più alte concentrazioni di polveri sottili di tutta Italia, poiché sono sede del maggior numero di poli industriali del paese.
A Strasburgo si andrà al voto a luglio per approvare la norma antinquinamento, contro cui si sono già schierati i governatori delle regioni del Nord che intendono proteggere le proprie attività industriali, ponendo una ferma opposizione alla direttiva in esame. L’intento europeo, di mirare ad ottenere un significativo miglioramento ambientale, si concretizza con un importante giro di vite ai limiti imposti ai livelli di diversi agenti inquinanti, individuati in particolar modo nel biossido di azoto, biossido di zolfo, ozono e il famigerato particolato. Per contro l’opposizione delle Regioni italiane è figlia della preoccupazione che questo aumento delle restrizioni possa frenare i settori implicati, che ne risulterebbero fortemente penalizzati.
La direttiva UE
La stretta europea sulle emissioni inquinanti si compone di più azioni e obbiettivi nel medio e lungo periodo, come l’aumento dei campionamenti della qualità dell’aria proprio in quelle aree dove si registrano i picchi. Previste dunque installazioni di supersiti di monitoraggio per rilevare l’esposizione della popolazione urbana, uno ogni due milioni di abitanti. Più chiarezza negli indicatori della qualità dell’aria, oggi frammentati e troppo vaghi, per consentire maggior trasparenza verso la popolazione. Elevare gli standard qualitativi e renderli più stringenti, per ripulire l’aria contaminata e ormai al collasso. Di contro la preoccupazione delle regioni italiane con la maggiore concentrazione di siti industriali, che temono la paralisi produttiva. Sarà battaglia.