La Lombardia vede un triste primato nei livelli di inquinamento zootecnico, ed è Brescia la città peggiore: andiamo a vedere di cosa si tratta e tutte le implicazioni
Le alterazioni ambientali racchiuse nel più generale termine inquinamento, in realtà si suddividono in più sottocategorie in base all’elemento inquinante che le genera o allo spazio che ne risulta contaminato. L’inquinamento può essere naturale (eruzioni vulcaniche, incendi) o causato da attività antropiche (industrie, macchine), in ogni caso è nocivo all’acqua, all’aria e al suolo, insomma alla vita. La compromissione degli ecosistemi, che garantiscono l’equilibrio del nostro Pianeta, determina danni considerevoli ad ogni livello e in tutti gli ambiti vitali presenti sulla Terra.
L‘inquinamento può essere di tipo atmosferico, con agenti inquinanti fisici, chimici e biologici, oppure idrico, quando l’acqua viene contaminata da sostanze tossiche. E ancora riferibile al suolo, quando risulta alterato da infiltrazioni chimiche, oppure l’inquinamento urbano dovuto ai gas di scarico dei mezzi di trasporto. Esiste anche l’inquinamento acustico, soprattutto nelle grandi città, causato dall’insieme dei rumori presenti in un centro urbano. Differenziare le tipologie di inquinamento è utile per tentare di porvi rimedio e ridurre gli effetti deleteri che minacciano ogni essere vivente sul Pianeta.
Tra i tipi di inquinamento rilevati c’è anche quello derivante dalle concentrazioni di ammoniaca nell’aria, per lo più generate dagli allevamenti di bovini e suini. E’ il caso della Lombardia, della Pianura Padana e in particolar modo nella zona del bresciano. Secondo i dati di Legambiente la provincia di Brescia risulta essere quella con la più alta concentrazione di emissioni di ammoniaca, rispetto al resto della regione. Lo ha rilevato il progetto INHALE, che ha visto come promotori la Fondazione Cariplo, l’Università Bocconi di Milano, l’EIEE, Istituto Europeo di economia e ambiente e appunto Legambiente Lombardia.
Secondo lo studio è l’inquinamento zootecnico il problema più evidente in Lombardia, dove allevamento e agricoltura sono estremamente diffusi e importanti comparti dell’economia regionale, facendo registrare il 97% delle emissioni di agenti inquinanti dell’intera area interessata. Maggiori responsabili i liquami animali che vengono sparsi sul terreno e che causano il maggior impatto negativo rispetto al rilascio di sostanze inquinanti, con le note minacce alla salute ambientale.
Sappiamo anche che è proprio l‘interazione che si concretizza tra diverse sostanze tossiche a creare il cocktail estremamente pericoloso per la salute dell’uomo. L’ammoniaca, mescolata con i gas di scarico di industrie, traffico e impianti termici, produce un micidiale aerosol alla base di problemi respiratori, allergie e asme croniche. Va da sè che un minor numero di bestiame potrebbe di fatto ridurre l’impatto ambientale nocivo e contenere i livelli di concentrazione, con l’aggiunta di un dispositivo open-source di tracciamento che possa programmare adeguatamente le operazioni nei giorni meno pericolosi.
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