Un insetto che si credeva ormai estinto ritorna e ora se ne chiede la salvaguardia: è il ditisco modenese, l’anti zanzare naturale.
Un coleottero carnivoro che si credeva estinto sta tornando a ripopolarsi soprattutto nei boschi dell’Emilia Romagna: si tratta del ditisco modenese, il cui nome scientifico è Dytiscus Mutinensis. Contrariamente a quanto il nome scientifico possa suggerire, questo insetto non subisce alcuna mutazione, ma Mutina – ovvero la sua origine – è solo l’antico nome latino della città di Modena.
Gli ultimi avvistamenti in Emilia Romagna risalivano ormai a qualche anno fa, ma in estate Fabrizio Bernardi, volontario dell’Associazione “Sentiero delle Cascate”, che di boschi e della loro popolazione ne capisce molto, ha spiegato di averne rintracciato degli esemplari nell’Alto Frignano, in seguito a degli avvistamenti notturni. MA perché questa notizia ha una certa rilevanza?
Come possa essere importante la riscoperta di una specie di coleottero di una manciata di centimetri appena è presto detto. Questo insetto, infatti, si nutre di girini, piccoli pesci e larve di zanzare e ne mangia in quantità che potremmo definire “industriali”. Per intenderci, per sopravvivere deve mangiare cibo per 40 volte il suo peso. Fate voi le dovute proporzioni e capirete perché viene definito l’anti zanzare naturale per eccellenza.
Non è chiaramente l’unico anti zanzare che esiste in natura, anche nella frutta e in particolare tra gli agrumi, vi sono diversi elementi che allontanano questi fastidiosi insetti. Tra questi, ad esempio, c’è l’arancia, ricca di vitamina C, ma non solo. Peraltro, con l’arrivo della bella stagione, ogni anno, si riaffaccia l’annoso problema delle battaglie domestiche e non solo contro le zanzare.
Chiaramente, il ditisco modenese, essendo un insetto considerato davvero rarissimo e che vive solo in alcune zone d’Italia, oltre che in Grecia e nei Balcani, non può risolvere le questioni annose aperte contro le zanzare, ma sicuramente il suo ritorno è un passo importante all’interno dell’ecosistema.
Secondo Fabrizio Bernardi, che di ecosistema sembra davvero intendersene, soprattutto per una grande passione personale, questo insetto semi acquatico “contribuisce in modo significativo agli equilibri naturali e alla biodiversità”. Incredibile è la sua capacità di restare per circa un’ora in apnea, grazie alla respirazione subacquea eccezionale che ha sviluppato, ma senza dubbio alcuno le sue qualità non finiscono qui.
Quello che è certo è che per assicurargli un futuro occorre prendere dei provvedimenti, come quello di ripristinare le vecchie torbiere, ovvero gli ambienti umidi, veri e propri acquitrini, che durante il periodo fascista, ossia a partire dagli anni Trenta, vennero sotterrate e bonificate. In quegli habitat naturali, il ditisco modenese riusciva a proliferare, mentre oggi trova difficoltà anche solo a riprodursi.
Questa è la ragione per cui Fabrizio Bernardi, dopo aver fatto questa incredibile scoperta, ha lanciato un appello “ai vertici del Parco Emilia Centrale perché possano ripristinare il suo habitat naturale”. L’obiettivo dichiarato è che questo piccolo coleottero possa essere difeso e tornare a riprodursi, garantendogli la tutela e la sopravvivenza, proprio per alcune sue qualità.
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