Lottano contro i cambiamenti climatici e chiedono a gran voce di intervenire concretamente per salvare il Pianeta, spesso però si parla solo delle azioni piuttosto che delle motivazioni. Abbiamo intervistato Ultima Generazione, per scoprire e capire cosa ci sia dietro i blocchi stradali o la vernice sulle opere d’arte.
Ultima Generazione, attraverso manifestazioni di disobbedienza civile nonviolenta, vuole porre l’attenzione sul problema climatico ed esortare il Governo italiano ad indirizzare i propri fondi verso soluzioni più green che porteranno ad un aiuto concreto al Pianeta.
Le loro azioni non passano inosservate e tra i blocchi stradali o vernice sulle opere d’arte, o ancora colorare (con carbone vegetale) le fontane importanti d’Italia, spesso ci si dimentica le motivazioni che spingono i componenti di Ultima Generazione a mettere in atto le loro mosse. Le opinioni di chi li osserva si dividono in due principali forme di pensiero: chi appoggia i loro ideali e metodi, e chi invece nonostante conoscendo la reale importanza del loro messaggio non sia affatto d’accordo sulle scelte prese per “attrare l’attenzione”.
Per fare chiarezza e scoprire qualcosa in più sulle ragioni che spingono gli attivisti di Ultima Generazione, abbiamo intervistato alcuni di loro.
Dato che in molti parlano di voi, forse però non conoscendovi e giudicando solo per le vostre azioni, ci potete spiegare cos’è Ultima Generazione?
Ultima Generazione è un insieme di cittadini di ogni età, genere ed estrazione sociale, consapevoli e preoccupati del messaggio lanciato dalla scienza e dagli stessi governi della Terra, riguardo all’urgenza di agire ora contro il collasso climatico. Il governo Italiano sta venendo meno ai propri impegni e noi siamo giunti con forza a ricordarglieli. Non conta l’età, tutte le persone che in questo momento ne sentono la responsabilità appartengono all’ultima generazione che ha ancora il potere di fare qualcosa.
Come funziona l’organizzazione? Come e chi decide la prossima mossa?
Ultima Generazione è composta da gruppi che si attivano autonomamente sul territorio nazionale elaborando azioni di disobbedienza civile nonviolenta all’interno di quello che è il quadro delle richieste della campagna, ovvero quella di bloccare i finanziamenti pubblici alle industrie dei combustibili fossili. Ci coordiniamo per essere efficaci e dare risonanza alle nostre azioni.
Chi finanzia Ultima Generazione? Sul vostro sito scrivete che “la maggior parte dei finanziamenti per il reclutamento, la formazione, il rafforzamento delle capacità e l’istruzione” arrivino dal Climate Emergency Fund (CEF). Aileen Getty, miliardaria nipote del magnate del petrolio J. Paul Getty qualche tempo fa ha dichiarato di essere orgogliosa di finanziare il CEF. Non avete timore che questo, nonostante le nobili parole spese dalla Getty, possa far sorgere qualche dubbio ad esempio di natura etica?
Il CEF è un sistema a doppio cieco, per cui chi dona non sa a chi e chi riceve non sa da chi. La Getty non sarà l’ultima giovane miliardaria che, sinceramente o no, prova ad alleggerirsi pubblicamente la coscienza, e forse è perché anche loro iniziano a capire che tira una pessima aria per chi si è arricchito distruggendo il pianeta, così come purtroppo per buona parte dell’umanità.
Sul sito della campagna il crowdfunding è sempre aperto e chiunque può liberamente aderirvi, ed è questo il nostro modo preferito per finanziarci. Il nostro budget è davvero ridotto all’osso, e basterebbero anche solo cinquecento persone che donassero venti euro al mese per metterci sulla buona strada verso il non dover più chiedere soldi ai vari “miliardari illuminati”, che davvero non ci piacciono.
Il vostro scopo principale è bloccare i finanziamenti all’industria fossile: avete un piano da proporre come alternativa? Una soluzione con tanto di importi e stime su quanto possa beneficiare? Una concreta forma per salvare il pianeta che ad oggi secondo voi non viene presa in considerazione, oltre alle molte parole alle quali però siamo abituati non essere mai seguite dai fatti?
Proposte e soluzioni alternative sono già state largamente discusse ed articolate dalla scienza, occorrerebbe solo iniziare a seguirle. Quello che è necessario fare è dimezzare le emissioni globali entro il 2030, se vogliamo avere una speranza di rientrare, prima o poi, sotto al grado e mezzo di aumento medio di temperatura, che potrebbe essere superato entro la fine del decennio.
Ultima Generazione chiede semplicemente di dirottare dei fondi dai finanziamenti di gas, carbone e metano ad altri settori capaci di rispondere a necessità più incombenti per i cittadini: riqualificazione energetica, fonti rinnovabili, tutela del suolo, sanità pubblica, potenziamento dei trasporti pubblici, sono tantissime le opzioni valide e concrete, e l’obiettivo generale è semplicemente quello di mettere in sicurezza la popolazione davanti alle enormi difficoltà dei prossimi anni.
Il ruolo del governo è proprio questo, rappresentare i cittadini raccogliendone i bisogni e strutturando politiche capaci di soddisfarli, e visto che la situazione è DAVVERO difficile, se i nostri politici non si sentono all’altezza del compito, nessuno li obbliga a ricoprire tale incarico.
Non ci deve essere vergogna nel riconoscere un proprio limite e li ringrazieremo per il lavoro svolto a servizio del paese. A proposito di democrazia, tra le proposte che Ultima Generazione ha sostenuto, c’è quella delle assemblee cittadine, su cui sempre più movimenti in paesi diversi stanno investendo con risultati interessanti (ad esempio in Francia, attraverso questo strumento sono stati vietati i voli sotto un certo tot di chilometri).
Le motivazioni, gli ideali e il messaggio che porta avanti Ultima Generazione sono di grande valore ma le azioni vengono spesso criticate, forse anzi sono solo di quelle che si parla: non avete pensato di cambiare qualcosa pur sì di attirare l’attenzione ma nelle giuste modalità, facendo parlare del problema climatico piuttosto dei provvedimenti che vi vengono rivolti?
Un approccio diverso esiste già ed è stato tentato a lungo: le pubblicazioni scientifiche, l’azione di movimenti e associazioni ambientali, delle forze politiche e della stessa istruzione accademica a più riprese hanno tentato di portare ad una nuova e più profonda consapevolezza riguardo al problema climatico. Ultima Generazione vuole sperimentare un’azione diversa che possa risultare complementare a quelle già presenti.
La strategia della disobbedienza civile non violenta ha offerto risultati concreti, una mediatizzazione potente, un reale riconoscimento da parte delle istituzioni che si sono mobilitate rispetto ad essa, seppur molto spesso in chiave repressiva, ed una sempre maggior adesione da parte dei cittadini alla mobilitazione.
Risultati incredibili se equiparati a quelli ottenuti attraverso altre modalità e ancor più impressionanti se pensati davanti alle forze e alle possibilità dei comuni cittadini facenti parte di Ultima Generazione.
Sono le grandi industrie e i super ricchi ad incidere maggiormente sui cambiamenti climatici e sul collasso del nostro pianeta, e tutti gli altri ne raccolgono solo le conseguenze (come i contadini, chi si vede razionare l’acqua, chi perde la casa o peggio la vita a seguito di una pioggia). Danneggiando beni comuni, che verranno sistemati con soldi pubblici che potrebbero essere utilizzati in altro modo, non pensate che anche voi in un certo senso gravate su chi fatica ad arrivare a fine mese essendo la causa su come i loro soldi vengono spesi (soldi pubblici) o impedendo loro di raggiungere una visita medica o il lavoro in tempo?
Non lo credo. Il nostro maggior problema è l’inazione collettiva, data dal generale senso di impotenza del singolo verso il collasso climatico, e la nostra incapacità, oggettiva, di cogliere ed integrare nella nostra comprensione del mondo i concreti segnali del disastro, oltre che le sue cause.
Le azioni di Ultima Generazione si sono mostrate efficaci nel richiamare l’attenzione, scuotendo la coscienza delle persone rompendone la quotidianità o sovvertendo valori e costumi sociali. Inoltre, la disobbedienza civile non violenta, in un tempo in cui la sfiducia politica è sempre più diffusa si rivela strumento assai prezioso, portando, attraverso azioni concrete i cittadini ad un nuovo livello di partecipazione attiva ed ad immaginare un nuovo modello di ridistribuzione del potere.
Le istituzioni hanno il compito e dovere di rappresentare, ascoltare e tutelare I cittadini, in una democrazia il potere è del popolo, ricordiamocelo!
Dato che volete porre l’attenzione sull’aiuto che serve al pianeta, potrebbe dirci cosa fate tutti i giorni nella quotidianità per essere più vicino all’ambiente, così da poter magari essere d’ispirazione per chi ci legge?
Nella nostra quotidianità abbiamo scelto di adottare la disobbedienza civile non violenta come metodo di contrasto ad un sistema, a nostro avviso, incapace di rispondere efficacemente ai bisogni umani. Al di sopra di ogni azione individuale, anche la più virtuosa, ha sempre maggior senso adottare una visione, un pensiero ed un agito di tipo collettivo. Le scelte individuali sono importanti, certo, ma dobbiamo ricordarci che i veri grandi inquinatori sono l’1% più ricco e potente della popolazione, che spesso e volentieri è diventato tale grazie ai combustibili fossili e allo sfruttamento senza scrupoli del pianeta, delle persone e di tutti gli esseri viventi non umani.
Il carnismo come stile di vita, l’aver reso il mondo un autodromo, lo sfrenato consumo di tutte le risorse che avevamo a disposizione e ancora di più, sono stati processi guidati da precisi interessi economici, che hanno dato forma al nostro mondo e al nostro modo di pensarlo. Questo sistema ci ha imprigionati su di un binario unico in cui “non c’è alternativa” alla situazione presente, che se una volta aveva la possibilità di mostrarsi come “la migliore possibile” ora si è tolta anche questa ultima maschera e si mostra come vero e proprio progetto di massacro collettivo che potenzialmente nei prossimi decenni coinvolgerà centinaia di milioni di persone in tutto il mondo.
Davanti a questo scenario, le azioni individuali non sono in grado di fare la differenza, se non vengono adottate dentro una visione realmente politica.
Le azioni individuali possono essere importanti perché ci aiutano ad entrare nella realtà della crisi climatica ed ecologica.
Siamo sessanta milioni di persone in Italia, e se ognuna di esse risparmiasse un litro d’acqua al giorno sarebbero sessanta milioni di litri, che non sono noccioline. Ma nel frattempo, in media, il sistema di trasporto idrico italiano ha perso oltre il 40% dell’acqua che ha trasportato in quel giorno, che ad occhio e croce sono parecchio più di quella che abbiamo risparmiato. Ma dobbiamo seriamente imparare a risparmiare l’acqua, perché purtroppo le prospettive del razionamento sono reali, e la tanica da cinque o dieci litri da riempire alle autobotti della Protezione Civile potrebbero diventare una realtà molto concreta per milioni di persone in Italia.
Quindi si, facciamo tutti e tutte qualche passo avanti, e sicuramente avremo ottenuto qualcosa, ma facciamolo come comunità, coltivando il nostro spirito solidale e preparandoci insieme alle difficoltà che ci attendono.