A causa dei cambiamenti climatici, la riduzione di habitat e la caccia che l’uomo gli dà, gli ippopotami sono a rischio estinzione
Mammifero erbivoro africano, l’ippopotamo può arrivare a pesare fino alle 3 t, i maschi sono più grandi delle femmine, ma alcuni esemplari possono raggiungere anche le 4,5 t. La loro pressione mascellare è di 77 kg/cm². Il suo aspetto è dalle zampe corte e la testa grande. Si potrebbe pensare non essere agile, ma è esattamente il contrario. Può risalire sponde ripide e se deve scappare o attaccare, può raggiungere i 40 km/h. La sua andatura è ciò che ne consegue dall’adattamento alla vita in acqua.
La loro vita però, nonostante l’agilità non è affatto semplice. A causare il rischio di estinzione della loro specie i cambiamenti climatici e come sempre l’essere umano. Si stima che nell’arco temporale che va dal 2009 al 2019 siano stati messi in commercio e venduti oltre 77.000 prodotti che venivano ricavati dagli ippopotami. Questo commercio purtroppo non è solo illegale, ma anche l’esatto opposto.
Ippopotami, una specie a rischio estinzione
Tra bracconaggio, crisi climatica, riduzione del loro habitat questi poveri animali sembrano non trovare pace. La loro popolazione si è vista decimata nel tempo e la realtà peggiore è che vengono ancora cacciati ad esempio per essere esibiti come trofei o solamente perché persone senza cuore si divertono nel farlo. Altro grave punto è basato sulla loro sopravvivenza che è all’interno di acqua dolce. Bene che ad oggi è prezioso più che mai. Questa risorsa è fonte di attenzione ovviamente anche da parte dell’essere umano che ne ha bisogno per la propria di sopravvivenza impiegandola in sviluppo, agricoltura ed energia.
Negli ultimi 20 anni il loro numero è diminuito vistosamente arrivando ad oggi ad essere all’incirca 130.000 nei fiumi e laghi dell’Africa subsahariana. Per tentare di salvaguardare questa specie, ben 10 Paesi dell’Africa hanno chiesto il loro inserimento nella lista degli animali a rischio estinzione in aggiunta alla loro presenza, dal 2016, nella lista rossa IUCN, Unione internazionale per la conservazione della natura, per essere una specie vulnerabile. Nell’eventualità che la proposta sia accettata, ci sarebbe il divieto di commercio di questo animale, che include anche parti del loro corpo.