L’isola di plastica è l’agglomerato di rifiuti non riciclabili più grande al mondo. Ed ora gli studiosi sostengono che le dimensioni sono emergenziali
Sembra una distopia da primo Novecento, ed invece è realtà. In mezzo all’Oceano Pacifico, tra la California e le Hawaii, esiste un’isola interamente di plastica. Ciò non significa che sia un’isola artificiale, ma purtroppo un agglomerato di rifiuti che si sono nel tempo depositati in un unico punto, e cresciuti fino a diventare una sorta di terra. È stata scoperta nel 1997 da Charles Moore, non uno scienziato, ma un velista che stava attraversando lo spazio oceanico tra California ed Hawaii. E navigando, si è imbattuto in questo orrore posticcio, che non solo è brutto da vedere, ma anche dannoso.
La scoperta del 1997 non rappresenta ovviamente la data di formazione dell’isola. Quando Moore l’ha avvistata per la prima volta era già di dimensioni consistenti. Evidentemente un incrocio di corrrenti oceaniche ha portato il deposito delle scorie di plastica tutto in uno stesso punto. Ma ovviamente il problema non sono le correnti oceaniche, bensì la presenza di un materiale non riciclabile che può viaggiare per centinaia di anni, anzi, millenni, nell’oceano, alterando la biodiversità marina ed inquinando l’acqua.
Isola di plastica: le dimensioni
Probabilmente il primo avvistamento risale al 1973, quando una prima massa di detriti di plastica sono stati avvistati esattamente in quella posizione. Tuttavia allora non erano di dimensioni e peso così ingenti. Al momento la Great Pacific Garbage Patch, nome ufficiale dell’isola di plastica, ha raggiunto le dimensioni di 1,6 milioni di chilometri quadrati, superiore a tre volte l’estensione di una nazione grande come la Francia. Per questo motivo è difficile quantificarne la grandezza. Ed il peso si dovrebbe aggirare intorno alle 80mila tonnellate, composte da 1,8 trilioni di pezzi. E dal momento della scoperta alla consapevolezza del danno mondiale che l’isola di plastica può geneare sono passati vari decenni, sufficienti a far crescere in maniera esponenziale questo spazio occupato di oceano.
I danni all’ambiente
Nel 1973, quando è stata avvistata per la prima volta, se ne è parlato in un articolo di Science News, che ha messo in luce il segnale negativo della presenza della plastica: “È preoccupante che gli scienziati impegnati in una missione oceanografica abbiano osservato 53 oggetti di origine umana in 8,2 ore di navigazione nell’Oceano Pacifico centrale, lontano dalla civiltà e dalle rotte delle imbarcazioni. Più della metà di questi oggetti era di plastica”.