Le energie completamente rinnovabili al 2035 sono possibili. Secondo uno studio l’obiettivo non è così lontano come sembra. Cosa fare
Le fonti rinnovabili di energia sono viste dall’UE come la prima strategia su cui puntare ed investire denaro. Per un doppio scopo. Da una parte cercare di mantenere i livelli di cambiamenti climatici ed effetto serra entro limiti accettabili, dall’altra affrancarsi dal petrolio russo e diventare energeticamente autosufficienti. Per questo obiettivo così ambizioso non basta implementare delle modifiche, si deve invertire un meccanismo intero di produzione.
E non tutti sono d’accordo. Si ricorda la protesta degli agricoltori olandesi e belgi contro le politiche green dei Paesi Bassi, che in ogni caso li avrebbero risarciti di eventuali perdite economiche. E non solo. Il negazionismo contro la lotta ai cambiamenti climatici riesce a raccogliere i più facili populismi, che ormai stanno imperando politicamente nella maggior parte dei Paesi del vecchio continente. L’Europa ha imposto degli obiettivi per gradi a cui neanche l’Italia è così convinta di voler aderire. Una parte dei rappresentanti europei della Lega nord hanno espresso perplessità riguardo all’abolizione di benzina e diesel entro il 2035. E non sono i soli.
Il 2035 non è poi così lontano. Uno studio commissionato ad un think tank che si occupa di queste tematiche da Greenpeace, Legambiente e WWF, ha detto che in Italia è possibile la decarbonizzazione entro quella data. La necessità è di avere 90 gigawatt di energia in più. E questo ovviamente si deve fare con le rinnovabili.
Le tappe del percorso prevedono l’arrivo a 250 gigawatt al 2035, oltre 90 in più rispetto al presente. Con degli step intermedi. Come quello di raggiungere i 160 gigawatt al 2030. Per fare ciò il governo dovrà dare un sostegno snellendo le pratiche per le autorizzazioni a procedere con le installazioni. Una deregolamentazione che può facilitare da un lato, ma creare problemi da un altro. Gli obiettivi ambiziosi non sono mai privi di macchie nere.
Ci sono numerose perplessità da parte delle associazioni ambientaliste. Innanzitutto si come arrivare a questo obiettivo. Oltre ad aumentare la produzione di energia è prevista la possibilità di importarla dall’estero. Cosa che potrebbe far aumentare non poco i prezzi per i consumatori finali. E poi si deve stare alla larga dai fenomeni di greenwashing. Quando ci sono investimenti economici di tale portata è facile che si insinui il vizio anche in presupposti virtuosi. Ed allora sarebbe bene che affianco alla deregolamentazione ci sia l’obbligo di monitoraggio delle operazioni da parte di associazioni ambientaliste esterne.
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