Secondo quanto calcolato dal think tank Global Footprint Network, arriva oggi per l’Italia l’Overshoot day: di cosa si tratta e come viene calcolato.
Il Pianeta è sempre più in difficoltà. Emissioni, inquinamento, deforestazione e tanti altri fenomeni stanno mettendo a rischio la salute della Terra ed il futuro dell’umanità. Anche le risorse naturali scarseggiano facendoci intuire quale sia la situazione attuale.
Proprio oggi, in Italia cade l’Overshoot day, ossia il giorno che indica l’esaurimento delle risorse naturali a disposizione per l’anno in corso. Rispetto allo scorso anno non si registra un miglioramento o un peggioramento, ma è significativo il fatto che sia arrivato ad oltre sette mesi dalla fine dell’anno.
Oggi, lunedì 15 maggio, l’Italia ha terminato le proprie risorse naturali a disposizione per l’intero 2023. Il think tank Global Footprint Network ha stabilito che oggi, cade, difatti, per il nostro Paese l’Overshoot day.
Si tratta del giorno in cui, il Paese preso in esame esaurisce le risorse rinnovabili che il Pianeta è in grado di rigenerare in un arco temporale di un anno esatto. Come riportano i colleghi di Sky Tg24, la data per l’Italia è la stessa dello scorso anno, dunque, nessun miglioramento o peggioramento, ma rimane significativo il dato che sia arrivata a ben 230 giorni prima della fine del 2023.
Non viaggiano meglio altri Paesi dell’Unione Europea: l’Overshoot day per Germania e Francia è arrivato circa due settimane fa, rispettivamente 4 e 5 maggio, mentre per Belgio e Danimarca addirittura durante il mese di marzo.
A livello globale si stima che possa cadere il prossimo 27 luglio, data, però, ancora non certa. Se dovesse realmente essere così, arriverebbe un giorno in anticipo rispetto al 2022, quando l’Overshoot day era caduto il 28 luglio.
A rendere noto il giorno in cui terminano le risorse rinnovabili per l’intero anno è il think tank Global Footprint Network, istituto di ricerca che si occupa di monitorare i dati e promuovere soluzioni ecosostenibili.
Per calcolare questo giorno, l’istituto tiene in considerazione le statistiche provenienti dal National Footprint and Biocapacity Accounts delle Nazioni Unite relative ad attività come agricoltura, emissioni, edilizia, produzione di energia e la gestione degli ambienti urbani e delle foreste. I dati, scrive Sky Tg24, riguardano il periodo compreso tra il 1961 ed il 2018 non tenendo conto, dunque, di quanto accaduto successivamente come la pandemia Covid-19 ed il conflitto scoppiato in Ucraina.
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