Il governo italiano ha dichiarato, in un comunicato stampa, che l’attuazione della cosiddetta Plastic tax, la tassa sulla plastica monouso, è stata rinviata e non entrerà in vigore fino al 2023. In Italia siamo già al quinto rinvio di questa misura e il corretto recepimento della direttiva europea sul monouso sembra ancora lontano, con il rischio concreto di incorrere in una procedura di infrazione. Una situazione opposta a quella di altri Paesi che stanno varando nuove norme per ridurre gli imballaggi usa e getta, vero e proprio flagello dell’ambiente.
La Plastic tax, nella sua ultima versione, vale 45 centesimi per ogni chilo venduto di prodotti confezionati in imballaggi di plastica monouso. Ma questo ennesimo rinvio è soltanto l’ultimo di una lunga lista. Infatti, dopo che nel 2019 l’Unione europea ha approvato una direttiva per ridurre l’impatto sull’ambiente causato dalla plastica monouso, il provvedimento doveva partire già a luglio del 2020.
Un rinvio che accontenta, almeno in parte, le associazioni di categoria, su tutte Confindustria e Coldiretti, e che ha trovato parere favorevole anche tra le forze politiche. Critiche invece sono piovute quasi esclusivamente da Greenpeace: “Perdiamo l’ennesima importante occasione per tassare un comparto industriale inquinante e destinare i proventi a una vera riconversione sostenibile del settore. Il governo della finzione ecologica mantiene l’industria in un passato ancora dipendente dalle fonti fossili”, dichiara l’associazione ambientalista.
Mentre in Italia viene rinviata per l’ennesima volta l’introduzione della Plastic Tax, in Francia, con una legge che prevede la fine della commercializzazione degli involucri in plastica monouso entro il 2040, da gennaio 2022 sarà vietato l’utilizzo di imballaggi di plastica per prodotti ortofrutticoli di peso inferiore a un chilo e mezzo. Inoltre, la stessa norma bandisce molti altri prodotti tra cui materiale pubblicitario spedito per posta, i giocattoli di plastica generalmente inseriti all’interno di prodotti alimentari o dati in omaggio nei fast-food.
Obiettivi identici sono quelli che si sono posti in Spagna, dove dal 2023 frutta e verdura confezionate in lotti di peso inferiore a un chilo e mezzo non saranno più vendute in imballaggi di plastica e sarà introdotta una nuova tassa di 0,45 euro al chilogrammo sull’uso degli involucri di plastica non riutilizzabili. Inoltre, la legge proposta in Spagna comprende anche misure per incoraggiare la vendita di acqua sfusa e non in bottiglia.
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Chi ha fatto ancora meglio è la Germania, che ha anticipato tutti con una la legge sugli imballaggi entrata in vigore il 1° gennaio 2019. A questo provvedimento si accompagna una norma che dal 2023 obbligherà ristoranti, bistrot e caffetterie a garantire la possibilità di vendere bevande e cibo da asporto anche in contenitori riutilizzabili senza alcun costo aggiuntivo.
In questo modo è stata introdotta una forma di deposito cauzionale e i contenitori riutilizzabili saranno consegnati ai clienti a fronte di una somma aggiuntiva che sarà restituita alla riconsegna del contenitore stesso. In Europa i sistemi di deposito cauzionale stanno prendendo campo e sono già attivi in una decina di Paesi tra cui Norvegia, Islanda, Danimarca, Paesi Bassi, Croazia, mentre un’altra dozzina dovrebbe introdurli entro il 2024.
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