L’alga tossica ha invaso il Golfo di Napoli e pertanto si è deciso di porre un divieto per la pesca, in modo da evitare conseguenze più gravi anche per la salute. Nello specifico si tratta dei danni provocati dall’alga Ostreopsis Ovata, la quale, in seguito ai mutamenti climatici, riesce a trovare anche nelle nostre acque le condizioni per crescere e svilupparsi. Nel periodo della fioritura l’alga in questione produce una biotossina pericolosa, che intossica gli organismi, come cozze e ricci, usati nell’alimentazione umana e può provocare una neurointossicazione.
D’altronde questo tipo di tossine non vengono rese innocue nemmeno dalla cottura dei frutti di mare. Ecco perché bisogna fare attenzione. A causa dell’inquinamento del mare il Mediterraneo non sta affatto bene. Così indicano recenti stime, le quali mettono anche in evidenza che, in tema di inquinamento del mare, sono in aumento le zone senza ossigeno negli oceani. Tutto ciò non può non sconvolgere gli equilibri naturali che caratterizzano l’ecosistema marino.
Legambiente ha rintracciato le principali cause dell’inquinamento del mare, ma ancora non si è arrivati a mettere in atto tutte le adeguate strategie necessarie a portare avanti in modo decisivo la lotta all’inquinamento delle acque marine, che pertanto resta una questione aperta e che sottopone a rischi continui. Il tutto a svantaggio anche degli animali marini.
Nel Golfo di Napoli, dominato dall’alga killer, è entrato anche un divieto di balneazione per un periodo di tempo limitato. Ma tutto ciò è sufficiente a garantire l’esclusione di conseguenze derivanti da un impatto ambientale così grande?