L’impatto ambientale delle sostanze nocive determinato dalle aziende dei grandi marchi costituisce una questione da non sottovalutare, perché implica un problema di inquinamento ambientale piuttosto ingente. In particolare a rischio sono il Fiume Azzurro e il Fiume delle Perle, che attraversano la Cina. A detta di Greenpeace, che ha effettuato delle analisi specifiche sulle acque dei due fiumi in questione, è possibile riscontrare delle tracce di sostanze chimiche proibite. Il settore sotto accusa è quello tessile, al quale viene attribuito un impatto ambientale non indifferente.
Il settore tessile coinvolge fabbriche cinesi legate a importanti marchi come Nike, Adidas, Puma, Calvin Klein, Lacoste e altri. A causa dell’inquinamento sono a rischio i fiumi troppo sfruttati. Il tutto sarebbe da rapportare ad una sostanziale indifferenza da parte delle multinazionali, che non si preoccupano di verificare la sostenibilità ambientale dei prodotti che vengono messi a punto a livello locale.
Nel rapporto fornito da Greenpeace si può leggere che nelle acque dei due fiumi cinesi è rintracciabile:
La presenza di altri tipi di contaminanti pericolosi per l’ecosistema e per la salute umana fra cui metalli pesanti come cromo, rame e nichel e composti organici volatili quali il dicloroetano, il tricloroetano (cloroformio) e il tetraclorometano.
Le aziende coinvolte negano. Le polemiche comunque non si placano intorno ad una questione che riguarda, in termini di impatto ambientale, le definizioni e le regole per vivere a impatto zero. In effetti il problema è molto più ampio di ciò che si crede, visto che l’inquinamento dei fiumi è un fenomeno che riguarda 26 corsi d’acqua su 30.