La Conferenza di Durban ha dato i suoi risultati, anche se questi per molti versi non soddisfano gli ambientalisti: è stato trovato un accordo globale salva-clima, che dovrà essere stabilito entro il 2015, per poi essere messo in atto entro il 2020. Già dal prossimo anno inizieranno i lavori in vista del raggiungimento dell’accordo definitivo. Gli ultimi giorni sembravano segnare un possibile fallimento, perché le posizioni mondiali erano troppo differenti, per trovare una conciliazione. In particolare gli Stati Uniti e la Cina creavano seri ostacoli al raggiungimento di una sinergia comune.
I mutamenti climatici hanno aperto prospettive diverse da parte delle varie potenze mondiali. Infatti nel corso della Conferenza di Durban sono emerse notizie non molto incoraggianti in termini di cambiamenti climatici. Eppure la soluzione dell’accordo entro il 2015 ha trovato il consenso generale, anche se i Paesi più a rischio a causa del riscaldamento globale avrebbero preferito giungere a strategie efficaci in tempi più stretti.
Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, a proposito dell’accordo raggiunto, ha avuto occasione di dichiarare:
“Una speranza concreta per la stabilità del clima e per la nostra economia: si apre una piattaforma di intese sulle tecnologie pulite con i Paesi di nuova industrializzazione.”
Nell’ambito della Conferenza di Durban si è deciso anche di creare un Fonde Verde, pari a 100 miliardi di dollari, a vantaggio dei Paesi in via di sviluppo, in modo che essi possano sostenere l’impegno tecnologico necessario a ridurre le emissioni.