L’oro nero sembra sempre più un tesoro troppo prezioso, e per questo maledetto: non è la prima volta che ad esso sono correlati episodi drammatici, non solo correlati all’inquinamento ambientale ma anche e soprattutto legati allo stato di salute degli esseri umani. In questo caso, purtroppo, si tratta proprio di uno di questi casi: la piattaforma per l’estrazione del petrolio in Kenya e il recente incidente accaduto ha causato la morte di almeno 120 persone.
Il Kenya, Africa nera, terra dove concetti come sviluppo sostenibile e tutela ambientale sono inevitabilmente lontani, inarrivabili. Qui è già un dono sopravvivere, pretendere un’alta qualità della vita è un vero e proprio miraggio. Lo dimostra anche il recente incidente.
L’oleodotto ha dapprima subito un incendio, trasformatosi poi in una drammatica esplosione proprio nei pressi dell’impianto di raffinazione: molte le persone presenti, come confermato anche dalla Croce Rossa. Viste le quotazioni del petrolio attuali, la gente era solita radunarsi lì per rubare il greggio da utilizzare o rivendere. In fondo, si trattava di una delle poche risorse naturali di cui possono appropriarsi per sopravvivere: per questo la tragedia ha assunto dimensioni così vaste.