La marea nera in Nuova Zelanda rappresenta un vero disastro ambientale, che ha messo a rischio un intero ecosistema. La barriera corallina è stata duramente colpita, il petrolio ha invaso le acque e le spiagge, mettendo in pericolo molti animali marini. Una catastrofe ecologica che forse avrebbe potuto essere evitata, ma che invece ha messo a dura prova la sostenibilità ambientale. Ed esplode la rabbia, si fanno sentire le reazioni, anche della gente comune, che non intende restare in silenzio di fronte a danni ambientali di questa portata. Ne va del beneficio per l’intera collettività.
Da questo punto di vista colpiscono molto le parole del pescatore Barry Connelly di Tauranga, il quale, vedendo la nave incagliata, non può fare a meno di affermare:
“Qualcuno ha colpito quella barriera corallina che in realtà dovrebbe essere preservata. Non ci sono scuse per una cosa simile. È ben segnalata, c‘è un faro sull’isola che si trova proprio lì accanto. È riportata da ogni carta nautica e con gli strumenti attuali semplicemente non ci sono scuse. C‘è molta rabbia e credo sia giusto così.”
Si è detto della catastrofe ecologica in Nuova Zelanda con una nave che si è incagliata sulla barriera corallina, si è detto molto, ma le voci di chi ha vissuto in maniera diretta il disastro ci offrono qualcosa in più per comprendere la portata dell’evento.
Tra l’altro il disastro ambientale in Nuova Zelanda, con la nave cargo che rischia di affondare, potrebbe assumere dimensioni ancora più ampie e difficili da gestire, se pensiamo che dentro la nave ci sono ancora tonnellate di combustibile.
Il pescatore Barry Connelly ci fa riflettere: in tema di impatto ambientale fino a che punto vengono rispettate le regole e le definizioni per vivere a impatto zero?
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