Le abitudini di acquisto cambiano velocemente e regolano i nuovi paradigmi dell’economia odierna. Anche il settore della moda subisce le conseguenze dei rapidi cambiamenti dei consumatori e col passare degli anni è stato finalmente compreso come, la sostenibilità, rappresenti uno dei principali elementi da tenere in considerazione all’interno delle strategie di produzione e di vendita.
La tendenza del fast-fashion ha governato per diversi anni il mercato della moda e ha modificato le abitudini di acquisto dei consumatori. Nuovi prodotti che sono stati continuamente rilasciati sul mercato, il continuo ribasso dei prezzi per essere più competitivi, l’utilizzo di materiali scadenti e il crescente inquinamento hanno provocato delle conseguenze disastrose non solo al settore, ma anche e soprattutto al pianeta in cui viviamo tutti noi.
Come evidenziato dall’UNECE (Europa delle Nazioni Unite) e dall’ONU, è fondamentale cambiare il percorso produttivo della moda e ridurre il suo impatto negativo ambientale, sociale ed economico. Possiamo notare come, da un paio di anni, il tema della sostenibilità e dell’integrazione sociale è stato accolto da tutti i grandi marchi di abbigliamento e i primi cambiamenti sono già visibili all’interno dei negozi e degli eCommerce del settore.
L’abbigliamento odierno e quello del futuro saranno caratterizzati da processi eco-sostenibili. Utilizzando processi tecnologici di ultima generazione, non è più necessario impiegare fino a 10.000 litri d’acqua solo per produrre un paio di jeans: il settore della moda punta a modificare tutte le tecnologie di produzione, cerca nuovi metodi per il riciclo dei tessuti e, soprattutto, promuove i capi di seconda mano.
Tutti possiamo notare la grande promozione pubblicitaria online e offline per incentivare i consumatori a scambiare i capi di abbigliamento già in circolazione. Sono tante le applicazioni già disponibili per vendere e acquistare capi di seconda mano. Ma tutto questo può bastare? No, anche se può essere considerato un primo cambiamento notevole.
Un grande cambiamento da compiere, che molti marchi noti hanno già intrapreso, è modificare le tecniche di ricerca delle materie prime. Ad oggi, sono ancora pochi i capi di abbigliamento realizzati con materiali innovativi a basso impatto ambientale, che rispettano le certificazioni e gli standard europei. Non solo, è necessario effettuare un cambiamento significativo da un’economia lineare ad una circolare, che oltre all’aspetto produttivo tenga conto anche dell’impatto rappresentato dall’energia utilizzata per la filiera produttiva.
Quest’ultimo biennio ha messo a nudo tutti i limiti del modello produttivo utilizzato nel settore della moda, non solo dal punto di vista dell’impatto ambientale, ma anche e soprattutto dal punto di vista sociale. L’integrazione sociale è stata per anni il punto debole della moda, a causa della mancata inclusività all’interno delle collezioni, ma nel corso degli ultimi anni si è costruito un cambiamento davvero considerevole.
Oggi è possibile affermare, finalmente, la quasi totale integrazione in termini di rappresentazione di corpi diversi: a partire da una maggiore introduzione di taglie, dalla più piccola alla più grande, fino alla produzione di collezioni adatte a tutte le etnie e identità di genere, e capaci di rispondere anche alle esigenze di persone con disabilità. Oggi è semplice poter fare affidamento su negozi che offrono abbigliamento per tutte le taglie, ma non solo. Tutti i maggiori brand di abbigliamento hanno compreso che il termine “inclusivo” non è rivolto esclusivamente alle taglie forti, piuttosto, riguarda un nuovo modo di vivere il vestire. Un modello di abbigliamento che può e deve adattarsi davvero ad ogni corpo.
Il mercato si adegua, dunque, alle necessità e ai comportamenti dei consumatori. Ci muoviamo così sempre di più verso un tipo di abbigliamento definito “adattivo”, che dura nel tempo e si adatta ai mutamenti del corpo nel corso degli anni.
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