Il cratere di Batagaika in Siberia si sta espandendo in maniera impressionante di anno in anno e potrebbe diventare un problema non da poco.
Nella remota e ghiacciata regione della Siberia c’è un gigante dormiente che negli ultimi anni si sta risvegliando e la questione forse dovrebbe preoccupare tutti. Si tratta del cratere di Batagaika anche conosciuto come Porta dell’Inferno; si tratta di una depressione termocarsica che si trova nella zona dei Monti Chersky, parliamo in effetti del più grande cratere di permafrost al mondo.
Scoperto negli anni Sessanta e inquadrato come una piccola depressione, oggi si è trasformato in vero e proprio gigantesco cratere dalla forma alquanto particolare che ricorda un po’ le sembianze di un girino o di una rana pescatrice. L’allargamento del cratere negli ultimi anni -parliamo di 1 milione di metri cubi l’anno stando agli ultimi dati condivisi- ha destato particolare interesse da parte dei ricercatori, ma anche preoccupazioni non indifferenti.
Ben visibile dagli ’70, dal 1991 a causa del crollo di una collina antistante, il cratere è andato via via allargandosi con un’accelerazione impressionante negli ultimi anni. Quello che succede è lo scongelamento del permafrost e cioè di quella parte di terreno che rimane costantemente congelata -un fenomeno simile si è sviluppato anche in Alaska-. Lo scongelamento è determinato in parte dell’esposizione ad alte temperature del permafrost e in parte dal cambiamento climatico che va ad accentuare il fenomeno.
Scongelandosi il permafrost, il terreno diventa instabile e quindi maggiormente sensibile a frane e smottamenti che di conseguenza determinano l’allargamento costante del cratere. Ma perché l’allargamento del cratere e lo scioglimento del permafrost dovrebbe preoccuparci?
Intanto perché cambia la geografia dei luoghi, come mostrano le immagini satellitari della regione, ma soprattutto perché questo processo rilascia nell’atmosfera quantità considerevoli di CO2 e metano. Parliamo di gas coinvolti nell’effetto serra e che, nel caso specifico, sono rimasti intrappolati per millenni nel ghiaccio.
Secondo le più recenti ricerche, ogni anno sono immesse nell’ambiente tra le 4mila e le 5mila tonnellate di carbonio organico che deriva dalla decomposizione dei materiali organici sedimentatisi per centinaio di anni nei substrati del permafrost. L’aumento di questi gas serra nell’ambiente aumenta il fenomeno del surriscaldamento globale che a sua volta incide sullo scioglimento di altro permafrost; insomma un circolo vizioso senza fine che potrebbe far aumentare la temperatura globale di un altro 0,5°C entro il 2100.
Trattandosi oggi della più grande esposizione di permafrost al mondo è chiaro che la Porta dell’Inforna rappresenti un pericolo e desti preoccupazione, ma più di tutto il cratere di Batagaika rappresenta uno dei più grandi casi di megasprofondamento sul nostro pianeta oltre che una testimonia più che tangibile dell’incidenza del cambiamento climatico sulla Terra.
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