La produzione agricola sfrutta sempre più le risorse naturali dei paesi poveri

Si chiama Land Grabbing il fenomeno per cui l’associazione Oxfarm lancia l’allarme: l’emergenza riguarda la produzione agricola mondiale e lo sfruttamento, intensivo e distruttivo, delle risorse naturali, in particolare quelle dei paesi del Sud del Mondo. In particolare, il rapporto presentato segnala con preoccupazione l’acquisizione incontrollata da parte di terreni di multinazionali senza scrupoli.

Si tratta di più di 200 milioni di ettari venduti, dati in affitto o in concessione dal 2011 ad oggi: una superficie impressionante, non utilizzata per una strategia di sviluppo sostenibile e di agricoltura biologica, bensì per progetti di business economicamente più vantaggiosi. L’ecosostenibilità non paga abbastanza, a quanto sembra.  
Chi ne subisce più il peso sono, però, i lavoratori di questi paesi più poveri, i quali si vedono togliere i terreni agricoli su cui sono abituati a lavorare a causa di acquisizioni dubbie e segrete, a totale ed esclusivo vantaggio di lobby locali e delle spietate multinazionali. I poveri non hanno il potere di rivendicare i loro diritti e così tenta di farlo per loro l’associazione non organizzativa Oxfarm, la quale richiede ai governi di aiutare le comunità locali per uno sviluppo economico più equo, dove l’imprenditore agricolo sia un membro stesso della popolazione affinché possa favorire la crescita del paese e non degli interessi delle élite. La tutela ambientale passa infatti anche per un’umanizzazione del lavoro e per un utilizzo cosciente delle risorse, concetti sicuramente più rispettati da chi conosce il territorio piuttosto che da una qualsiasi multinazionale.

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