Conosci la “regola dei cinque secondi” quando il cibo cade a terra? Scommetto che ci hai sempre creduto, pur non sapendo la verità. È arrivato il momento di scoprirla.
Ti hanno mai parlato della famosa regola dei cinque secondi? Se la risposta è no, è decisamente giunto il momento che tu ne conosca l’origine. Prima, però, cerchiamo di chiarire qual è il contesto entro il quale essa, in genere, viene applicata.
Parliamo del cibo. O, per meglio dire, della preparazione dello stesso. Quando ci mettiamo davanti ai fornelli per cucinare qualcosa che delizi i palati dei nostri commensali, lo facciamo innanzitutto con uno scopo: far in modo di servire pietanze che siano salutari. E che, dunque, non subiscano alcun tipo di contaminazione batterica.
Non è un segreto, difatti, che la cucina è uno dei luoghi in cui si annidano più facilmente germi e batteri. Per ottenere lo scopo che ci siamo prefissati, quindi, basta porre estrema attenzione all’igienizzazione delle superfici e degli arnesi che adoperiamo per cucinare.
Ci sono però imprevisti che, anche a fronte della pulizia eseguita nel migliore dei modi, non possono far meno di metterci i bastoni tra le ruote. L’esempio più lampante? Il fatto che uno degli ingredienti che stiamo cucinando cada a terra, finendo per rovinare sul pavimento.
Quando una delle preparazioni appena sfornate dal forno, o magari uno degli alimenti con cui stiamo tentando di preparare un buon piatto, cade a terra, la prima soluzione che balena nelle nostre menti è quella di applicare la famosa regola dei “cinque secondi”.
Non ne hai mai sentito parlare? Funziona così: se raccogli l’alimento entro cinque secondi, in teoria, non dovresti temere alcuna contaminazione batterica e potresti continuare ad adoperarlo. Ciò nonostante, come spiega lo scienziato alimentare Bryan Quoc Le, si tratta di uno dei consigli più sbagliati che si possano mettere in pratica.
Le motivazioni le spiega l’esperto stesso: “Non esiste un periodo di tolleranza di cinque secondi prima che i batteri si attacchino al cibo. Anche le superfici apparentemente pulite sono piene di microrganismi“. Cosa potrebbe fare la differenza, dunque?
In primo luogo, spiega lo scienziato, la tipologia di pavimento sul quale gli alimenti cadono. Se si tratta di una superficie completamente piatta, illustra, “le possibilità di contaminazione aumentano, mentre quelle con crepe e fessure riducono la quantità di batteri che finiscono sul cibo“.
In secondo luogo, anche se può sembrare scontato dirlo, la contaminazione batterica dipende dalla natura stessa dell’alimento. “Se esso presenta molta acqua o è appiccicoso – conclude Quoc Le -, esso raccoglierà una concentrazione di batteri più alta rispetto a ciò che accadrebbe con il cibo secco“. Da attenzionare maggiormente, dunque, sono quei cibi che presentino elevati livelli di umidità.
Anche se pensi di averlo sanificato a sufficienza, la cucina è uno dei luoghi in cui i batteri si annidano più facilmente, come ti avevamo già spiegato in un precedente articolo dedicato all’argomento.
Tra lavello, spugne e pomelli che continuiamo a toccare con mani spesso sporche, non si può certo dire che i piani dove cuciniamo siano tra i più salubri della nostra casa. Per questo motivo è importante ricordarsi di sanificarli sempre, magari facendo appello a suggerimenti che noi stessi ti avevamo presentato, e che non mancheranno di rivelarsi utili.
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