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Lago Natron, come si può sopravvivere

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Il Lago Natron, uno dei luoghi più impervi e pericolosi del Pianeta, dove pochissimi organismi possono sopravvivere: scopriamo insieme di cosa si tratta

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Deserto Dancallia, Etiopia (Foto Pixabay) – Ecoo.it

Luoghi naturali, misteriosi e ricchi di fascino, ma che nascondono insidie e pericoli letali per gli esseri viventi. Paesaggi fiabeschi e incredibili che presentano aspetti e caratteristiche tali da rendere completamente inospitali per l’essere umano e per la maggior parte degli animali. Belli ma impossibili dunque, sparsi agli angoli della Terra, di forte suggestione ma con un altissimo rischio per la sopravvivenza di chi dovesse decidere di andare ad ammirarli. E’ il caso della Skeleton Coast in Namibia, uno dei tratti di costa più inospitale del Pianeta, caratteristica che le ha dato il nome oltre alle decine di carcasse di animali come balene e foche spiaggiate sul litorale.

Come non citare il deserto della Dancallia in Etiopia, luogo dal clima infernale con particolari formazioni geologiche dovute alla forte presenza di minerali nel sottosuolo come il magnesio, il cloruro di potassio e lo zolfo che rendono il suolo decisamente ostile. Mentre in Giappone troviamo lo spettacolare “Pozzo di Sangue”, una sorgente con una profondità di circa 200 metri e una colorazione simile al sangue umano dovuta al ferro acido e all’argilla pregna di magnesio, oltre ad una temperatura di 78 gradi centigradi che rende impossibile la balneazione. All’estremo opposto possiamo collocare il villaggio di Oymyakon nella Siberia orientale, ritenuto il luogo più freddo del Pianeta dove non si può sopravvivere con i suoi 96 gradi sotto zero Farhenheit.

Il Lago Natron

La nostra carrellata dei luoghi più pericolosi e inospitali della Terra non poteva non evidenziare il Lago Natron, bacino salato situato a 600 metri di altitudine in Tanzania, vicino al confine con il Kenya, che nasconde misture letali e illusioni ottiche. Le acque, profonde circa 3 metri, sono altamente riflettenti e chimicamente dense tanto da ingannare la vista e sembrare di vetro. Il colore caratteristico è un rosso cupo, scuro e profondo con striature biancastre in superficie dovute alla massiccia presenza di sodio che si materializza dopo gli intensi cicli di evaporazione, facendo prosperare microrganismi batterici che contengono la colorazione rossa di cui parlavamo prima.

 

Lago Natron, Tanzania (Foto Pixabay) – Ecoo.it

Il protagonista letale delle acque salate del lago africano è il carbonato idrato di sodio, detto natron, simile all’ammoniaca, che rende le acque di questa distesa naturale caustica e micidiale per ogni essere vivente che se entra a contatto viene letteralmente “pietrificato”. In realtà il Natron veniva usato in passato per imbalsamare a causa delle sue proprietà disidratanti. L’acqua presenta dunque una composizione fortemente alcalina e ricca di sale, oltre a temperature proibitive che raggiungono i 60 gradi centigradi, decisamente non adatte alla sopravvivenza di quasi tutte le specie viventi.

I fenicotteri rosa

Una delle poche specie viventi in grado di sopravvivere sulle sponde di questo spettacolare lago caustico è quella del fenicottero rosa, il cui becco e zampe sono ricoperti di uno strato protettivo corneo che impedisce alla micidiale miscela di penetrare nell’organismo di questo animale suggestivo e a quanto pare molto resiliente all’ammoniaca. Il lago natron rappresenta il loro habitat ideale dove andare a nidificare proprio perché nessun altro animale predatore potrebbe raggiungere i nidi posti sulle distese salate sia per l’elevata presenza dell’alga spirulina, di cui si nutrono e che è responsabile del loro inusuale e caratteristico colore rosa. Animali unici per un lago unico nel suo genere, mistico.

Fenicotteri rosa (Foto Pixabay) – Ecoo.it

Anche l’uomo è un essere decisamente unico nel suo genere ma non sopravvivrebbe se cadesse nelle acque di questo lago infernale. Intanto le temperature eccessivamente alte ne cuocerebbero la pelle, che verrebbe prima tagliata dalle miriadi di grumi di sale particolarmente affilati. Infine presenterebbe ustioni corrosive date dal pH eccessivamente alcalino e caustico dell’acqua lacustre. Solo una muta molto spessa forse potrebbe salvare l’epidermide e la vita del malcapitato e tanta fortuna.

Paola F

Nata e cresciuta a Milano, ama scrivere da sempre grazie ad una formazione classica, culminata con la laurea in comunicazione e relazioni pubbliche. La scelta di vita sostenibile la porta in terra ligure, dove cresce tre figli respirando l'aria del mare.

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